17 agosto 2025
Aggiornato 22:00
Mosca apre uno spiraglio per l'alimentare italiano

Putin, l'embargo sul made in Italy durerà poco

Il presidente russo ha sottolineato che l'embargo di prodotti dall'Ue sarà solo temporaneo. E, nel frattempo, cresce il gelo e il timore di una crisi del gas: dalla Russia, Kiev compra anche il carbone

MOSCA - L'embargo sull'import di prodotti dall'estero è solo «temporaneo». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin nel corso di una riunione con il governo. Tra le principali cause dell'aumento dei prezzi, fortissimo in Russia in queste settimane, Putin individua le fluttuazioni dei tassi di cambio che ha portato il rublo a picco e l'introduzione dell'embargo russo (lo scorso agosto) contro un certo numero di Paesi occidentali (compresa tutta l'Ue e quindi l'Italia) e i suoi prodotti agroalimentari. Tuttavia, il leader russo ha sottolineato che l'embargo è solo «un fenomeno temporaneo». Durante l'incontro, Putin ha chiesto anche agli organi di monitorare il livello dei prezzi per, come sottolineato dal capo dello Stato, "non consentire agli operatori di mercato" di alzare i prezzi senza ragioni obiettive e «reali».

CRISI DEL GAS - Tra accordi di rinnovata tregua nel Sud-Est ucraino e spiragli di dialogo, la peggiore crisi che l'Europa abbia vissuto dalla fine dell'Urss lascia sperare in una possibile svolta. E certo è per ora sventato lo spettro di una nuova «guerra del gas» e del transito verso l'Ue. Le forniture di metano russo all'Ucraina sono riprese, per un totale di 43,5 milioni di metri cubi da importare, dopo sei mesi di intervallo provocato dall'enorme debito di Kiev (oltre 5 miliardi di dollari), ma all'ombra del conflitto nell'Est del Paese e delle sanzioni occidentali contro Mosca. Secondo un portavoce di Ukrtransgaz, filiale per il trasporto di metano della Naftogaz, il gas «importato è destinato a soddisfare le esigenze quotidiane dei cittadini ucraini», con un Paese sempre in profonda difficoltà, sia economica che sociale. Le conferme vengono non solo dal portavoce della società Maksim Bielawsky, ma anche da Gazprom. Freddo, gelo e crisi energetica riportano in primo piano la dipendenza da Mosca. Le consegne dovevano inizialmente riprendere l'11 dicembre, ma Naftogaz ha chiesto di anticipare, a causa di un inverno particolarmente rigido, che ha reso più impellente la necessità di gas naturale, carbone ed energia elettrica. Mentre Gazprom già domenica aveva confermato che Naftogaz aveva effettuato il pagamento di 378 milioni di dollari per 1 miliardo di metri cubi di gas russo a dicembre.I rubinetti erano stati chiusi il 16 giugno, quando Gazprom aveva interrotto le forniture reclamando il pagamento di un debito miliardario accumulato da Kiev, che contemporaneamente chiedeva la revisione delle tariffe. A quel punto, Mosca, partendo dalla sua posizione di forza, e chiaramente irritata dall'andamento della crisi ucraina e dalle sanzioni, ha preteso da Kiev un piano di pagamento anticipato. Il 5 novembre, l'Ucraina ha pagato 1,45 miliardi dollari del suo debito: una precondizione per riprendere le consegne. Questo faceva parte del cosiddetto "Piano Gas per l'inverno", un accordo raggiunto tra Russia, Ucraina, e la Commissione europea dopo mesi di difficili negoziati, per garantire che il gas fluisca attraverso l'Ucraina verso l'Europa.

I TIMORI DI ANGELA SONO CONFERMATI - La questione non è di secondaria importanza: il ripetersi di una crisi del gas in Europa, come nel 2006 e nel 2009, era il grande timore di Angela Merkel, la quale in un incontro con Vladimir Putin a Milano, a margine del vertice Asem di ottobre, si era vista il leader del Cremlino prendere carta e penna e farle un "disegno" su quali sarebbero potuti diventare i problemi nel caso Kiev non pagasse. Soprattutto per Berlino, risolvere la questione, prima dei mesi invernali, era una priorità. L'Ucraina potrà soddisfare le sue esigenze, fino alla fine di marzo, ma solo a patto che paghi in anticipo al prezzo di 378 dollari per 1.000 metri cubi. Dovrà rimborsare 3,1 miliardi di dollari entro la fine del 2014. Intanto la crisi energetica è stringente. Il Paese ex sovietico ha bisogno di 3 milioni di tonnellate di carbone per sopravvivere all'inverno, ma ha solo 1,4 milioni di tonnellate di riserva al 5 dicembre. La regione orientale del Donbass, devastata dal conflitto, ospita il 90 per cento delle miniere ucraine, la maggior parte delle quali sono chiuse. E qui l'ultimo paradosso: Kiev preferirebbe acquistare il carbone da Mosca piuttosto che dai "terroristi" - così Kiev definitsce gli insorti - che hanno un eccesso di offerta e sarebbero in grado di vendere a un prezzo più conveniente rispetto alla Russia. Intanto un accordo con il Sudafrica per il carbone è fallito, e la scorsa settimana l'Ucraina ha importato anche 50.000 tonnellate, sempre dalla Russia.