19 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Economia

PIL in calo da 9 trimestri consecutivi

L'Istat: «Nel periodo luglio-settembre, il prodotto interno lordo è calato dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente, quando era sceso dello 0,3 per cento, e dell'1,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012»

ROMA – In leggera frenata la discesa del Pil italiano nel terzo trimestre del 2013. Secondo la stima preliminare dell'Istat, nel periodo luglio-settembre, il prodotto interno lordo è calato dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente, quando era sceso dello 0,3 per cento, e dell'1,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012.

27 MESI DI CALO CONSECUTIVI - Il Pil è in calo da nove trimestri consecutivi. «C'è ancora un lievissimo calo congiunturale del Pil», hanno sottolineato i tecnici dell'Istat, aggiungendo: «La discesa è molto rallentata, ma è comunque una discesa». Il calo congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell'agricoltura e dei servizi e di un aumento del valore aggiunto nell'industria. Il terzo trimestre del 2013 ha avuto tre giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al terzo trimestre del 2012.

EUROSTAT, PIL EURO +0,1% – Sul fronte europeo invece, la ripresa economica nell'area euro sta proseguendo, ma si sta avviando verso lo zero. Secondo Eurostat nel terzo trimestre il Pil ha registrato un incremento dello 0,1 per cento rispetto ai tre mesi precedenti, a fronte del più 0,3 per cento registrato nel secondo trimestre.

PIL UE +0,2% - Guardando a tutta l'Unione europea a 28, il Pil ha registrato un più 0,2 per cento rispetto al periodo immediatamente precedente, a fronte del più 0,3 per cento del secondo trimestre. In questo caso la dinamica su base annua è tornata positiva, con un più 0,1 per cento rispetto al meno 0,2 per cento del secondo trimestre.

BCE, PIL EURO 2013 -0,4% - La Banca centrale europea (Bce) ha diffuso il proprio bollettino mensile: per il Pil dell'area euro è previsto un meno 0,4 per cento sul 2013, un più 1 per cento sul 2014 e un più 12,5 per cento nel 2015. Il dato 2013 è di 0,2 punti migliore di tre mesi fa, quello sul 2014 di 0,1 punti più altro, il dato 2015 è invariato. E sulla disoccupazione è atteso un 12,1 per centro quest'anno e nel 2014, e un 11,6 per cento nel 2015. Dati rispettivamente di 0,2, 0,3 e 0,2 punti più bassi rispetto all'indagine di tre mesi fa. Va ricordato che queste cifre non sono previsioni della stessa Bce, ma una medie delle stime di imprese, banche e istituzioni private.

OCCUPAZIONE SEMPRE IN CALO - I mercati del lavoro restano deboli, la disoccupazione elevata e si profilano ulteriori perdite di posti, tuttavia «i risultati delle indagini hanno iniziato a migliorare», ha rilevato la Bce. Nel secondo trimestre del 2013 il numero degli occupati è diminuito dello 0,1 per cento sul periodo precedente, segnando l'ottava flessione trimestrale consecutiva. I dati più recenti indicano un'ulteriore accentuata contrazione dell'occupazione nel settore delle costruzioni e una riduzione meno marcata nell'industria al netto delle costruzioni, nei servizi invece è rimasta sostanzialmente stabile.

DISOCCUPAZIONE RECORD - Il tasso di disoccupazione, in aumento sin dalla prima metà del 2011, si è attestato al 12,2 per cento in settembre, ha detto ancora la Bce, invariato rispetto ad agosto e al livello più elevato dall'inizio delle rilevazioni nel 1995. Gli indicatori delle indagini sono migliorati, ma prefigurano comunque un'ulteriore perdita di posti di lavoro sia nell'industria sia nei servizi nel terzo trimestre del 2013 e all'inizio del quarto trimestre.

POCO CREDITO PMI - Nell'area euro permangono «ostacoli rilevanti» al finanziamento delle imprese medie e piccole: la quota di aziende che riesce ad ottenere il credito richiesto non aumenta, mentre peggiora leggermente il tasso di rifiuto. «L'analisi dell'esito effettivo delle richieste evidenzia limitati segnali concreti di un miglioramento a livello di area», ha spiegato la Bce.
Il 65 per cento delle Pmi ha dichiarato di aver ricevuto l'intero importo richiesto in prestito, dato invariato rispetto al periodo precedente, ma il 12 per cento, in aumento dall'11 per cento, ha dichiarato di essersi visto rifiutare il credito richiesto e l'8 per cento, in calo dal 10 per cento, di aver ricevuto soltanto una parte dell'importo desiderato.
L'istituzione di Francoforte ha precisato che al fine di ottenere una misura complessiva degli ostacoli al finanziamento, vengono sommate le percentuali di Pmi le cui richieste sono state rifiutate, quelle soddisfatte solo in parte e quelle accettate ma non utilizzate a causa del costo troppo elevato e quelle che non ha fatto richiesta di prestiti per paura che non fosse accettata (imprenditori scoraggiati). Nel periodo aprile-settembre questa quota totale è stata del 12 per cento, invariata dal semestre precedente. A titolo di paragone, la quota totale di ostacoli al finanziamento per le grandi imprese è del 7 per cento, in calo di un punto percentuale.