28 agosto 2025
Aggiornato 12:00
Povertà

Giovannini, con 7-8 miliardi garantiamo vita decorosa a italiani

Il ministro del Lavoro: «Abbiamo pensato a questa misura di sostegno per permettere a tutti di acquistare un paniere di beni essenziali sulla base degli stili di vita prevalenti. Valuteremo se inserirlo in legge di stabilità»

ROMA - Il ministro del lavoro, Enrico Giovannini, ha fatto i suoi calcoli: per avere un'Italia meno povera, dove tutti possano acquistare un paniere di beni «ritenuto decoroso sulla base degli stili di vita prevalenti», servono 7-8 miliardi di euro. Giovannini lo ha specificato durante la presentazione del Sia, sostegno per l'inclusione attività, un «work in progress», ha precisato il ministro per cercare di dare sostegno a «livello nazionale» alle persone in condizione di povertà. Il ministro ha però messo subito le mani avanti, «non si tratta di una proposta immediatamente operativa. Valuteremo - ha detto - se e come riusciremo ad inserirla nella legge di stabilità».

PANIERE DI BENI DECOROSO - Obiettivo della proposta, elaborata da un gruppo di lavoro istituito dallo stesso ministero, è quello di permettere a tutti l'acquisto di un paniere di beni e servizi «ritenuto decoroso sulla base degli stili di vita prevalenti». Il sostegno è però «condizionato: il beneficiario s'impegna a perseguire concreti obiettivi di inclusione sociale e lavorativa». Si tratta dunque di una misura universalistica, legata solo alla effettiva condizione di necessità. Fondamentale è quindi l'implementazione dell'Isee che Giovannini ha definito «strumentale» alla proposta.

ALMENO 6% FAMIGLIE COINVOLTE - Il ministero ha stimato il costo del Sia in 7-8 miliardi di euro, «che potrebbero diminuire in presenza di una ripresa economica che riduca i livelli di povertà attualmente raggiunti. Un tale programma consentirebbe di interessare non meno di circa il 6 per cento delle famiglie del Paese».

RIFORMARE SISTEMA WELFARE - Giovannini ha spiegato che per trovare le risorse, in un primo momento si può passare dalla «riforma delle attuali erogazioni a contrasto della povertà (assegni sociali e pensioni integrate al minimo) che riduca la quota di tali prestazioni ora destinate a nuclei familiari che appartengono ai due/tre decili superiori della distribuzione della condizione economica misurata dall'Isee» che il gruppo di lavoro quantifica in «2-3 miliardi di euro, a seconda che ci si riferisca ai due o ai tre decili più elevati dell'Isee, cioè nuclei con Isee superiore a 26,8 e 33,7mila euro».

Altre fonti di risorse vengono individuate «all'interno dell'area della protezione sociale» come il riordino delle pensioni di guerra indirette e il riordino delle agevolazioni fiscali oltre a più tasse sui giochi e al contributo di solidarietà delle pensioni più alte. Comunque, il rapporto propone ipotesi anche «meno onerose»: ad esempio un'integrazione dei redditi familiari fino a metà della soglia di povertà potrebbe costare circa 1,5 miliardi di euro.