Confindustria: «Italia al punto di svolta. Instabilità politica è rischio per crescita, che sarà comunque lenta»
Gli economisti di viale Astronomia: «Il Pil tornerà a crescere (0,7%) in 2014. Sono migliorati indicatori di produzione industriale. La domanda di lavoro ripartirà solo il prossimo anno. Nella legge stabilità va ridotto cuneo fiscale e deve rilanciare crescita. Sola austerità è controproducente»
ROMA - Per Confindustria la «recessione è finita», l'Italia è «al punto di svolta», ma l'uscita dalla crisi «sarà però lenta». Queste in estrema sintesi le conclusioni del Centro studi confederale (Csc) nel suo Scenari Economici, dove ha lanciato il monito: l'instabilità politica rischia di compromettere il cammino della ripresa.
STABILITA' POLITICA E' CRUCIALE - «La precarietà politica interna espone l'Italia - hanno spiegato gli economisti di Confindustria - a una maggiore diffidenza degli investitori esteri, contribuendo a tenere alto lo spread, indebolisce le iniziative di modernizzazione del Paese, impedisce il pieno recupero di fiducia in un progetto Paese, tiene basse la competitività e la crescita potenziale». Ecco perché la «stabilità politica» diventa «cruciale», «il primo tassello nel mosaico del rilancio», hanno osservato da Confindustria.
PIL -1,6% 2013 E + 0,7% 2014 - Il Csc ha rivisto leggermente al rialzo le stime economiche dell'Italia. Nel 2013 il Pil, secondo gli economisti di viale dell'Astronomia, «calerà dell'1,6 per cento rispetto al -1,9 per cento stimato nelle previsioni diffuse a giugno». Nel 2014, invece «il Pil crescerà dello 0,7 per cento contro il rialzo dello 0,5 per cento precedentemente calcolato», hanno stimato da Confindustria.
Le previsioni del Csc hanno collocato l'interruzione della caduta del Pil nel terzo trimestre di quest'anno e il ritorno a variazioni positive nel quarto (+0,3%). Per i consumi delle famiglie la caduta è stimata in calo (-2,8% nel 2013 e -0,1% nel 2014).
L'accelerazione dei pagamenti degli arretrati della Pubblica amministrazione verso le imprese, secondo Csc «è un fattore importante non conteggiato in queste stime, perché tuttora troppo incerti nella distribuzione temporale». Se realizzata pienamente «come annunciato può spostare l'aumento del Pil oltre l'asticella dell'1 per cento nel 2014».
IN 6 ANNI -27% INVESTIMENTI - Frena poi la contrazione degli investimenti che, «dopo il crollo del 5,4 per cento quest'anno, saliranno dell'1,2 per cento nel 2014. Rispetto al 2007, il gap è siderale: -27 per cento». Il basso livello degli investimenti mina «il potenziale di sviluppo e quindi la velocità futura raggiungibile dall'economia italiana. Ma dà anche una misura dell'ampiezza del possibile rimbalzo», hanno aggiunto gli economisti di Confindustria. «Occorrono quindi provvedimenti - ha concluso il Csc - che aiutino a riallocare le risorse tra settori e tra imprese e che rendano più allettante l'Italia, in un contesto globale dove la concorrenza per attrarre iniziative imprenditoriali è altissima».
SALE PRODUZIONE ED EXPORT - Secondo Csv risalirà la produzione industriale e, ripartirà l'export (+1,4% nel 2013 e del 2,9% nel 2014). La marcata diminuzione della domanda totale interna, «tratto distintivo della recessione 2011-13», ha registrato un -3,1 per cento (che porta a -12,2% il divario con i valori 2007) e «metterà a segno un marginale recupero nel 2014, pari allo 0,3 per cento», dicono da Confindustria. L'export, invece, «salirà dell'1,4 per cento quest'anno e del 2,9 per cento il prossimo, superando così il picco raggiunto sette anni prima», ha previsto il Csc.
DA 2007 PERSI 1MILIONE E 800MILA OCCUPATI - L'occupazione, calcolata sulle unità di lavoro equivalenti a tempo pieno, toccherà nel quarto trimestre del 2013 «un nuovo punto di minimo dall'inizio della crisi: -1 milione e 805mila unità rispetto a fine 2007 (-7,2%)», secondo le stime di Confindustria. Il Csc ha sottolineato che nonostante l'economia italiana sia «arrivata al punto di svolta, la domanda di lavoro ricomincerà a crescere solo dalla primavera del 2014».
La domanda di lavoro, hanno spiegato gli economisti di Confindustria, «rimarrà ferma a inizio 2014 e tornerà a crescere, seppur debolmente, dal secondo trimestre, ovvero con un po' di ritardo rispetto alla ripresa del Pil».
L'emergenza del mercato del lavoro «fatica a rientrare spontaneamente, data la lentezza della ripresa», hanno aggiunto da viale dell'Astronomia. Ecco perché, a giudizio di Confindustria, «sono urgenti provvedimenti sia per innalzare la crescita sostenibile del Paese sia per aumentare l'occupabilità delle persone».
RIDURRE LE TASSE - Terminata la fase di analisi, da Confindustria hanno lanciato le loro proposte al governo, in primis la riduzione del cuneo fiscale e contributivo.
Nella prossima legge di stabilità bisogna abbattere «l'eccessivo carico fiscale che grava sul lavoro e sull'impresa», hanno detto dal Csc. «L'azione di un Paese che deve mantenere i conti pubblici in equilibrio e viene da più di un decennio di decrescita - ha osservato il Csc - non può non essere convintamente rivolta ad accrescere la propria competitività. Ecco perché, secondo Confindustria, deve essere prioritario ridurre l'eccessivo carico fiscale che grava sul lavoro e sull'impresa agendo sul cuneo fiscale e contributivo».
La pressione fiscale, hanno calcolato dal Csc, raggiungerà «il record nel 2013 (44,5% del Pil) e rimane molto alta nel 2014; quella effettiva, escluso il sommerso, oltrepasserà il 53 per cento». La riduzione dell'imposizione sul reddito da lavoro e impresa, secondo il Csc, «è vitale per riportare il Paese su un più alto sentiero di sviluppo assieme agli interventi, più volte ricordati, che riguardano burocrazia, infrastrutture, capitale umano, concorrenza e finanza di impresa».
TENERE DEFICIT SOTTO 3% PIL - Tutto ciò va fatto, secondo Confindustria, tenendo il deficit entro «il 3 per cento del Pil nel 2013 e nel 2014. Si tratta, di un target importante da centrare per uscire dalla tagliola delle nuove regole del fiscal compact e che richiede il continuo monitoraggio dell'andamento della spesa (che pare sotto controllo) e delle entrate. Queste ultime vanno molto meglio di quanto scritto nei documenti ufficiali, con un netto miglioramento anche dell'Iva (molto sensibile alla domanda interna)».
Il saldo strutturale, hanno calcolato gli economisti di Confindustria, «rimane non lontano dal pareggio (-0,6% del Pil nel 2014), grazie all'ampio avanzo primario (5,0% del Pil al netto del ciclo)». Il debito pubblico, tolti i contributi ai fondi europei di stabilità e alla Grecia, «tende a stabilizzarsi in rapporto al Pil: 127,8 per cento nel 2013 e 127,9 per cento nel 2014».
SOLA AUSTERITA' CONTROPRODUCENTE - «Il suo forte aumento dal 2011 (quando era al 120,0%) conferma che la ricetta per ridurlo - hanno concluso gli economisti - deve avere come ingrediente principale il rilancio della crescita, senza la quale la sola austerità è controproducente e le dismissioni hanno effetti non durevoli».
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