20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
La produzione di cibo su piccola scala e locale

«La sostenibilità dipende dal modo in cui il cibo viene prodotto e consumato»

La produzione su piccola scala, i circuiti locali di produzione e di consumo e il recupero di colture tradizionali sono tutti fattori che giocano un ruolo importante nella lotta alla fame, ha detto oggi il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, in un incontro con i professori e gli studenti dell'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo

POLLENZO - La produzione su piccola scala, i circuiti locali di produzione e di consumo e il recupero di colture tradizionali sono tutti fattori che giocano un ruolo importante nella lotta alla fame, ha detto oggi il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, in un incontro con i professori e gli studenti dell'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo , aggiungendo che esistono molte possibilità di cooperazione tra la FAO e l'ateneo stesso per realizzare la visione di un mondo libero dalla fame e sostenibile.

Egli ha sottolineato come la Rivoluzione Verde negli anni '60 fosse riuscita ad aumentare la disponibilità di cibo pro capite di oltre il 40 per cento, ma al costo della perdita di diversità alimentare dovuta alla concentrazione su poche colture e con un impatto di notevole portata sull'ambiente dovuto all'uso intensivo di prodotti chimici.

Ora invece esiste una tendenza verso la coltivazione e la messa sul mercato di alimenti tradizionali, verso il miglioramento delle infrastrutture e dei mercati locali, favorendo in questo modo i produttori di piccola scala. E tutto questo è buono per l'ambiente e per l'economia delle aree rurali dove la fame colpisce più duramente, ha sottolineato il Direttore.

«Le colture sotto utilizzate ... possono avere un impatto positivo sulla sicurezza alimentare,» ha aggiunto. «Recuperare queste colture è un modo per raggiungere la sicurezza alimentare ma anche per riscoprire sapori perduti e per conoscerne di nuovi. Questo è qualcosa che avvicina tutti voi ai contadini poveri di tutto il mondo» ha continuato il Direttore, rivolgendosi  al pubblico dell'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche.

Graziano da Silva, ha citato la cassava in Africa e in Sud America e la quinoa nelle Ande come esempi di cereali che cominciano finalmente ad essere conosciuti, a tutto beneficio dei contadini poveri e delle loro famiglie. Egli ha inoltre incoraggiato il pubblico in sala a sostenere e  a promuovere l'Anno internazionale della Quinoa, che viene celebrato quest'anno.

Scienze Gastronomiche e Slow Food
L'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche è stata fondata nel 2004 dal Movimento Slow Food, presieduto da Carlo Petrini, che era presente tra il pubblico. Slow Food collabora con la FAO in un progetto per la mappatura della biodiversità alimentare in quattro paesi africani: Guinea Bissau, Mali, Senegal e Sierra Leone. Il progetto ha aiutato produttori locali a portare i loro prodotti alimentari tradizionali su mercati dei paesi sviluppati attraverso un evento annuale.

«Questo collegamento con i mercati completa un circolo virtuoso: recupero di coltivazioni tradizionali, supporto alla produzione locale e messa sul mercato, con conseguente aumento delle entrate dei piccoli produttori» ha detto Graziano da Silva.

«Il vostro interesse nel riscoprire cibi differenti, è un modo per riconoscere il valore culturale del cibo, un valore che spesso viene dimenticato nel mondo globalizzato e veloce di oggi» ha concluso il Direttore Generale della FAO.