11 settembre 2024
Aggiornato 02:00
Siderurgia | Inchiesta Ilva

Ilva, la Procura chiede la vendita dell'acciaio sequestrato

I Magistrati della procura di Taranto hanno chiesto al gip Patrizia Todisco di vendere l'acciaio sequestrato il 26 novembre 2012 perché, esposto alle intemperie e stoccato vicino al mare, col tempo potrebbe deteriorarsi

TARANTO - I magistrati della procura di Taranto hanno chiesto al gip Patrizia Todisco di vendere l'acciaio sequestrato il 26 novembre 2012 perché, esposto alle intemperie e stoccato vicino al mare, col tempo potrebbe deteriorarsi. Si tratta di quasi 1,8 milioni di tonnellate di acciaio stimato dagli stessi periti fra i 700 e gli 800 milioni di euro (per l'Ilva vale 1 miliardo di euro). La vendita, nel caso in cui il gip accoglierà la richiesta, sarà affidata agi stessi custodi giudiziari. A loro anche il compito di verificare i contratti di fornitura già siglati e contattare i diversi clienti cui Ilva sostiene di dover consegnare acciaio già ordinato per procedere alla vendita. Il ricavato però resterà sotto sequestro e in caso di condanna definitiva sarebbe confiscato e messo a disposizione della parte offesa, il ministero per l'Ambiente.

IL SEQUESTRO RESTA - Nessun contrasto con la questione di legittimità costituzionale, dal momento che il sequestro resta ma la vendita favorisce sia gli indagati (Ilva ha più volte lamentato la difficoltà a gestire magazzini e moli per via della grande quantità di materiale sequestrato presente) sia della parte offesa.
Quanto al distinguo che Ilva aveva fatto in una nota inviata ai custodi fra acciaio prodotto prima e dopo il 26 luglio del 2012 (data del sequestro degli impianti), pur non trattandosi di una vera e propria istanza di dissequestro, i pm hanno specificato che in base al provvedimento di sequestro firmato dal gip Todisco, tutto l'acciaio prodotto da Ilva è considerato provento dei reati contestati: inquinamento, disastro ambientale ed avvelenamento di sostanze alimentari.