7 ottobre 2024
Aggiornato 03:30
Sopra la media UE

Nel 2011 il tasso di disoccupazione giovanile è al 29,1%

Il tasso di disoccupazione generale, invece, nel 2011 resta invariato rispetto all'anno precedente (8,4%) e inferiore a quello della Ue (9,7%). La disoccupazione di lunga durata (che perdura da oltre 12 mesi) ha riguardato il 51,3% dei disoccupati nazionali, il livello più alto raggiunto nell'ultimo decennio

ROMA - In Italia il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è al 29,1%, in aumento per il quarto anno consecutivo e superiore a quello medio dell'Unione europea (21,4%). E' quanto rileva l'Istat in 'Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo', presentato oggi dall'istituto.
Il tasso di disoccupazione generale, invece, nel 2011 resta invariato rispetto all'anno precedente (8,4%) e inferiore a quello della Ue (9,7%).
La disoccupazione di lunga durata (che perdura da oltre 12 mesi) ha riguardato il 51,3% dei disoccupati nazionali, il livello più alto raggiunto nell'ultimo decennio.

Angeletti: Disoccupazione record anche nei primi mesi 2013 - Anche nei primi mesi del 2013 si registrano livelli di disoccupazione record che rendono il panorama economico italiano «preoccupante». Per il segretario della Uil, Luigi Angeletti, occorre ridurre la tassazione sul lavoro per agevolare la ripresa. Lo ha detto a margine della Conferenza di organizzazione della Uilca a Bologna.
Quello tracciato dall'Istat oggi ed evidenziato in uno studio di Rete Impresa Italia, secondo Angeletti indica «sicuramente un panorama preoccupante della nostra economia; soprattutto per quanto riguarda la disoccupazione, abbiamo già raggiunto livelli record e nell'anno appena iniziato peggioreranno».
Per il segretario della Uil «la cosa più importante è una significativa riduzione delle tasse sul lavoro, questa è la vera scelta che bisogna fare». Questo produrrebbe due effetti positivi: «rendere un po' più competitive le nostre imprese, ma soprattutto aumentare il reddito disponibile delle persone e quindi alimentare i consumi e di conseguenza l'occupazione».