19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Siderurgia | Inchiesta Ilva

«L'ILVA chiuderà gli impianti non sequestrati»

Lo ha detto il segretario nazionale Fim Cisl Marco Bentivogli: «Coinvolti 5.000 lavoratori e a cascata quelli altri stabilimenti». Camusso: «Bene Governo, giovedì bisogna trovare soluzione». Dacio (Fiom): «A Novi situazione di una gravità assoluta»

ROMA - L'Ilva ha comunicato ai sindacati «la chiusura, pressoché immediata, di tutta l'area attualmente non sottoposta a sequestro» e ciò riguarda oltre 5.000 lavoratori a cui si aggiungerebbero a cascata, nel giro di pochi giorni i lavoratori di Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica. Lo ha detto il segretario nazionale Fim Cisl Marco Bentivogli che chiede al premier Mario Monti una convocazione urgente.
«Dal 20 Novembre abbiamo inviato la richiesta d'incontro come Fim-Fiom-Uilm e Cgil-Cisl-Uil Nazionali e alla luce degli ultimi sviluppi è opportuno non far trascorrere altro tempo. Il presidente del consiglio - sottolinea Bentivogli - deve assumersi la responsabilità di garantire l'operatività dell'Aia per l'Ilva che per noi rappresenta la strada, nel rispetto delle prerogative dell'azione della Magistratura, per rendere lo stabilimento per la produzione di acciaio allineato alle più avanzate normative europee e per garantire il diritto alla salute ad un ambiente sano e al lavoro».

Camusso: Bene Governo, giovedì bisogna trovare soluzione - È positiva la decisione del governo di convocare subito un tavolo sull'Ilva e nella riunione di giovedì a palazzo Chigi bisognerà trovare una soluzione per la vicenda dello stabilimento di Taranto Lo afferma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui «bene ha fatto il governo a convocare subito un incontro».
«Nella riunione bisognerà trovare una soluzione che, sulla base dell'Aia, permetta all'azienda di continuare la produzione e ai lavoratori di avere un'occupazione, e consenta di eseguire le bonifiche necessarie per ristabilire l'integrità del territorio».

Dacio (Fiom): A Novi situazione di una gravità assoluta - Non nasconde la sua preoccupazione per lo stabilimento Ilva di Novi Ligure in provincia di Alessandria che occupa 700 persone, e da' lavoro a oltre 1.000 persone, contando i dipendenti dell'indotto, dopo la decisione della proprietà dell'Ilva di chiudere lo stabilimento di Taranto E' Fausto Dacio, sindacalista della Fiom-Cgil piemontese. «Già con il blocco delle materie prime, lo stabilimento di Novi Ligure avrebbe avuto un 'polmone' di attività di sole tre settimane, con la decisione di oggi non so dire quali saranno i tempi. Certo è che lo stabilimento di Novi, come altri in Italia, è strettamente legato a quello di Taranto e la decisione della proprietà dell'Ilva è di una gravita' assoluta» ha dichiarato Fausto Dacio, raggiunto al telefono da TM News.
«La proprietà dell'Ilva ha compiuto un gesto da irresponsabile. Stanno usando gli operai come scudi, mentre dovrebbero solo entrare nell'ordine di idee di investire per mettere in sicurezza gli impianti» ha concluso il sindacalista.

Ugl: Governo intervenga, a rischio non solo Taranto - «Prima che la situazione a Taranto diventi insostenibile e si trasformi in un problema di ordine pubblico, chiediamo al governo di intervenire presto affinché si trovi un punto di equilibrio tra il diritto alla salute dei cittadini e l'interesse dei lavoratori a non perdere l'unica fonte di reddito, in un contesto territoriale e generale già fortemente compromesso». Questo l'appello del segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella, per il quale «a pagare doppiamente il prezzo dei problemi connessi all'attività dell'Ilva a Taranto sono e saranno solamente i più indifesi, quelli che cioè hanno già pagato in termini di salute. Senza dimenticare che, lo stop dello stabilimento pugliese è in grado di creare una reazione a catena in altri stabilimenti nel resto d'Italia».
«Con la convocazione del governo - conclude Centrella - ci aspettiamo di affrontare non solo i problemi dell'Ilva di Taranto ma di individuare insieme e con senso di responsabilità una strategia di politica economica con la quale stabilire una volta per tutte se l'Italia è realmente intenzionata a continuare a produrre acciaio oppure no».

Uilm: Governi ci convochi o sciopero nazionale giovedi - La Uilm chiede al governo di convocare al più presto il sindacato a palazzo Chigi per «la situazione tragica» dell'Ilva, altrimenti, in assenza di risposte, giovedi prossimo sarà sciopero nazionale.
«La siderurgia nazionale oggi ha ricevuto un duro colpo e riteniamo indifferibile - afferma Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm - risposte chiare da parte del governo: deve dire se ha intenzione di salvaguardare un patrimonio industriale e occupazionale essenziale per il Paese. Come sindacato, riteniamo necessaria una convocazione a Palazzo Chigi nelle prossime ore e, se ciò non avverrà, siamo pronti a proclamare uno sciopero nazionale di tutto il gruppo siderurgico per giovedì 29 novembre».
«La situazione è tragica: Ilva vuol mettere in libertà a Taranto tutti i 5mila lavoratori occupati nell'area a freddo; nei siti di Genova e Novi Ligure ci sono rispettivamente scorte di materiale da lavorare per una e due settimane. Invitiamo il governo a prendere posizione».