25 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Siderurgia | Inchiesta Ilva

Ilva, nuovi arresti. La Procura sequestra produzione degli ultimi 4 mesi

Sette le ordinanze di custodia cautelare, tre in carcere e quattro ai domiciliari, nei riguardi di dirigenti Ilva ma anche dirigenti pubblici accusati di associazione per delinquere, concussione e concorso in disastro ambientale firmate da due gip diversi, Vilma Gilli e Patrizia Todisco

TARANTO - Una nuova raffica di arresti nell'ambito delle due inchieste riguardanti l'Ilva di Taranto è in corso d'esecuzione da parte degli uomini della guardia di finanza. Sette le ordinanze di custodia cautelare, tre in carcere e quattro ai domiciliari, nei riguardi di dirigenti Ilva ma anche dirigenti pubblici accusati di associazione per delinquere, concussione e concorso in disastro ambientale firmate da due gip diversi, Vilma Gilli e Patrizia Todisco.

Le misure cautelari sono state notificate a Fabio Riva, vicepresidente del gruppo Riva e figlio di Emilio Riva (già ai domiciliari dal 26 luglio scorso), Luigi Capogrosso, ex direttore del siderurgico di Taranto anche lui già ai domiciliari; Michele Conserva, ex assessore all'Ambiente della Provincia di Taranto dimessosi nei mesi scorsi. In carcere è finito Girolamo Archinà, ex dirigente Ilva per i rapporti istituzionali licenziato ad agosto dal presidente dell'Ilva Bruno Ferrante, quando la procura depositò al Riesame intercettazioni riguardanti pressioni esercitate su politici e consulenti. Gli arresti sono legati anche alla seconda inchiesta che riguarda anche l'Ilva, denominata «enviroment sold out» ambiente svenduto, indagine curata dal pm Remo Epifani che riguarda presunti episodi di corruzione legati alla gestione di discariche nella provincia di Taranto.

Una terza misura cautelare riguarda un nuovo sequestro che, secondo fonti vicine alla procura, dovrebbe chiudere il cerchio sull'inchiesta per disastro ambientale.

Procura Taranto sequestra produzione ultimi 4 mesi - La procura di Taranto ha posto sotto sequestro tutta la produzione dell'Ilva degli ultimi quattro mesi. L'intera produzione stoccata nell'ex yard Belleli e nei parchi della zona portuale di Taranto è finita sotto sequestro preventivo richiesto dalla procura di Taranto

Sotto sequestro sono finite migliaia di lastre di acciaio e coils, grossi cilindri di materiale finito pronti per essere spediti alle industrie. La merce sequestrata non potrà essere commercializzata perché si tratta di prodotti realizzati in violazione della legge. Secondo la procura ionica, costituiscono profitto di reati perché realizzati durante i quattro mesi in cui l'area a caldo dello stabilimento era sotto sequestro senza alcuna facoltà d'uso.

Il provvedimento, firmato dal gip Todisco sulla base del secondo comma della legge 321 (quella sulla responsabilità amministrativa delle società) collegato al 240 del codice penale, riguardante la confisca di beni, riguarda anche eventuali produzioni del futuro e pone uno stop definitivo alla produzione dell'acciaieria che dal 26 luglio, giorno del primo sequestro, è ugualmente andata avanti nonostante l'ordine della magistratura. Sette le misure cautelari eseguite questa mattina dalla guardia di finanza. Agli arresti domiciliari è finito anche il docente dell'università di Bari Lorenzo Liberti, che secondo i pubblici ministeri avrebbe ricevuto pressioni dall'Ilva per ammorbidire una perizia che due anni fa stava elaborando per conto della procura ionica.