4 maggio 2024
Aggiornato 17:30
La polemica dopo le parole del Ministro del Lavoro

Camusso alla Fornero: I giovani sono sempre più esclusi

La leader della CGIL: «Vedo un paese che non sta pensando al futuro dei giovani c'è un modo di trattare il lavoro insopportabile così come questi modi in cui si definiscono i lavori che hanno in sé un grande disprezzo per tutte quelle persone che di quel lavoro vivono»

CAGLIARI - «Giovani schizzinosi? No, vedo tanti giovani sempre più esclusi dal mondo del lavoro che non ce la fanno più perché le famiglie non riescono a pagare l'università». Lo ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, a Cagliari per partecipare ad una conferenza pubblica della Camera del lavoro.
«Vedo un paese che non sta pensando al futuro dei giovani - ha continuato Camusso - c'è un modo di trattare il lavoro insopportabile così come questi modi in cui si definiscono i lavori che hanno in sé un grande disprezzo per tutte quelle persone che di quel lavoro vivono».
«Non ci sono solo lavori nobili - ha concluso Camusso - il tema vero è che non si può offrire a due generazioni quella dei 40enni e quella dei 20enni l'idea che possono avere solo lavori precari in attesa di un futuro che non c'è».

Ires-Cgil: Crescono immigrati ma discriminati e più precari - Nel mondo del lavoro cresce la componente immigrata, ma aumentano anche precarietà e discriminazioni: riduzione delle ore lavorate, falsi contratti, sommerso e gap salariale. E' questo il quadro che emerge da un rapporto sull'occupazione degli immigrati negli anni della crisi, realizzato dall'Ires-Cgil e che sarà pubblicato a novembre.
Al primo semestre 2012 la quota del lavoro immigrato sul totale è pari al 10% circa e si concentra soprattutto in alcuni settori: servizi collettivi e alla persona (37%), costruzioni (19,2%), agricoltura (13%), turismo (15,8%) e trasporto (11,7%). Oltre un terzo degli occupati immigrati svolge una professione non qualificata e circa il 60% è impiegato in una microimpresa (contro il 34% degli italiani).
I lavoratori stranieri sono occupati nella maggior parte dei casi come dipendenti (87%) e parzialmente come autonomi (11,8%). La componente dei collaboratori è assolutamente marginale (1,3%), anche se nel corso del quinquennio è cresciuta di oltre 50 punti percentuali. Per quanto riguarda i salari, la differenza tra i guadagni di un italiano e quelli di un immigrato (entrambi a tempo pieno) sono complessivamente di 328 euro pari a un differenziale retributivo del 23%.
«L'occupazione degli immigrati sta subendo gli effetti della crisi in maniera estremamente negativa - sottolinea l'Ires - i dati configurano una maggiore precarizzazione dei rapporti di lavoro e una riduzione notevole delle ore lavorate che in vari casi nasconde falsi contratti part-time, false partite iva e aumento del lavoro sommerso».