28 marzo 2024
Aggiornato 22:30
Siderurgia | Inchiesta Ilva

Ilva: Il Procuratore di Tarano, ora l'azienda dia il via alle operazioni

Dobbiamo cominciare le operazioni per interrompere l'inquinamento dello stabilimento siderurgico e fermare la produzione, cercando di non pregiudicare una ripresa futura degli impianti. Il Sindaco di Taranto d'accordo con la Procura: «Servono risposte dovute». Leone (PdL): «Rischio requiem, Governo intervenga su spegnimento»

TARANTO - L'Ilva «ora ci deve dire se sta dentro o fuori: il quarto custode, che è l'amministratore dell'Ilva, vuole mettere a disposizione persone e fondi per cominciare il percorso indicato dal tribunale? In cinque giorni noi vogliamo una banale risposta a questa domanda». A dichiararlo è il procuratore di Taranto Franco Sebastio, in una intervista a La Repubblica.
Secondo Sebastio «si continua a pestare acqua nel mortaio. Come magistrati mi pare di aver dimostrato in tutto questo tempo tanto buon senso e pazienza. Ma il nostro compito è quello di far rispettare e applicare le leggi. Dobbiamo cominciare le operazioni per interrompere l'inquinamento dello stabilimento siderurgico e fermare la produzione, cercando di non pregiudicare una ripresa futura degli impianti». L'azienda ora «deve dare il via alle operazioni. Altrimenti, passati i cinque giorni, provvederemo in maniera diversa».
«Ho autorizzato i custodi a prendere tecnici e maestranze dall'esterno, poi vedremo chi dovrà pagarli. Intanto bisogna però cominciare. Punto fondamentale, poi, è anche quanto scritto alla fine del provvedimento, ovvero che omissioni, ritardi e abusi saranno segnalati all'autorità giudiziaria».

Il Sindaco di Taranto d'accordo con la Procura: Servono risposte dovute - «Sono d'accordo con la procura. Vogliamo che venga data una risposta su quando verrà ambientalizzata la fabbrica. La magistratura attende una risposta e c'è qualcuno che deve darle»: lo afferma in diretta a Tgcom24 il sindaco di Taranto Ippazio Stefano sull'ultimatum della Procura per lo spegnimento dell'Ilva. E alle accuse di aver temporeggiato risponde: «Io ho fatto un esposto alla magistratura quattro anni fa ed è il massimo di quello che potevo fare».

Leone (PdL): Rischio requiem, Governo intervenga su spegnimento - «Siamo in pratica al requiem per l'Ilva di Taranto e quindi per il posto di lavoro di circa 18mila dipendenti. Solo quattro giorni fa il governo, con un decreto, aveva approvato un piano realistico di risanamento ambientale della più grande acciaieria d'Europa, ma la risposta della magistratura è stata un ultimatum, lo spegnimento entro cinque giorni degli altiforni incriminati. Stiamo assistendo a una specie di braccio di ferro fra governo e procura di Taranto sulla pelle e sull'avvenire di migliaia di lavoratori, con ricadute sociali gravissime». Lo ha dichiarato in una nota Antonio Leone, vicepresidente della Camera del Pdl.
«Una volta fermato l'altoforno 5, cioè il cuore produttivo dell'Ilva, sarà inevitabile - ha sottolineato - il blocco dell'intero stabilimento. Di questa scellerata eventualità e di tutte le immaginabili conseguenze qualcuno dovrò prendersi la responsabilità. E' urgente adesso che il governo intervenga con tutti gli strumenti possibili per evitare che il Paese fra cinque giorni - ha concluso Leone - non sia più in grado di produrre acciaio, abbandonando un mercato strategico alla concorrenza estera già da mesi in agguato».