23 agosto 2025
Aggiornato 05:30
La crisi dei debiti sovrani

Grilli: «Ridurremo il debito» con un piano di cessioni

Il Ministro dell'Economia al Corriere della Sera: Vendite beni pubblici per 15-20 miliardi anno

ROMA - Il neoministro dell'Economia Vittorio Grilli, nella sua prima intervista, concessa al direttore del Corriere della sera Ferruccio de Bortoli, indica una possibile terapia antidebito, con un programma pluriennale di cessioni del valore dell'1% annuo del Pil che consentirebbe, con un tasso di crescita all'1% di ridurlo di venti punti. Grilli critica Moody's, si mostra ottimista sul collocamento dei titoli pubblici italiani, confida di evitare anche nel 2013 l'aumento dell'Iva e pensa che sia possibile ridurre il carico fiscale sul lavoro con la lotta all'evasione, che per quest'0anno stima possa dare un gettito superiore ai 10 miliardi.

Esiste un possibile percorso di rientro del debito? «Io - risponde Grilli - non credo alle virtù di prestiti forzosi, la mia cultura liberale fa sì che certe soluzioni non mi convincano». E allora? «Non potremo vivere all'infinito con un fardello così pesante sulla testa degli italiani?» Per il ministro «la strada praticabile è quella di garantire, con un programma pluriennale, vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi l'anno, pari all'1 per cento del Pil». Un po' poco, ministro. «No, tutt'altro, se lei pensa che già abbiamo un avanzo primario, cioè prima del pagamento degli interessi sul debito, del 5 per cento e calcoli una crescita nominale del 3 per cento, cioè tolta l'inflazione all'1, vorrebbe dire ridurlo del 20 per cento in 5 anni».

All'indomani dell'ennesima bocciatura di Moody's, che ha ridotto di due gradini la valutazione del debito italiano (da A3 a Baa2), la delusione per il voto ritenuto ingiusto non scalfisce in Grilli la soddisfazione per l'andamento delle aste dei titoli pubblici con rendimenti in calo. «Una grande differenza rispetto a poco meno di un anno fa». Io non mi farei, ministro, grandi illusioni, lo spread è sceso di poco dai massimi di novembre (575). «Sì, ma la curva dei rendimenti dei nostri titoli - risponde il ministro dell'Economia - è completamente diversa. Prima, quelli a breve erano superiori a quelli a lungo termine, segno che per l'Italia l'accesso ai mercati si stava chiudendo. Oggi accade il contrario. I tassi a breve sono più bassi di quelli a lunga. Ancora troppo elevati, però».