5 ottobre 2024
Aggiornato 12:30
Vertice a Bruxelles

Eurogruppo «politico», sperando in una soluzione in Grecia

Nel menu dei Ministri anche Spagna, Olanda e Sloavacchia. L'attesa è grande per l'incontro di domani fra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il neoeletto presidente francese François Hollande, che potrebbe aprire nuove prospettive (o creare nuove controversie) al vertice del potere europeo

BRUXELLES - Era stata annunciata da fonti qualificate dell'Ue come una riunione «più politica che tecnica», ma l'Eurogruppo svoltosi oggi pomeriggio a Bruxelles, ha affrontato solo a tarda sera la questione politica per eccellenza, quella della situazione in Grecia appesa ai negoziati fra i partiti per la formazione di un nuovo governo che sia in grado, sperano i partner dell'Ue, di rispettare gli accordi e gli impegni del secondo programma di aiuti finanziari Eurozona/Fmi ad Atene.

Durante il pomeriggio la discussione è rimasta appesa alle cattive notizie dai mercati - con le borse in rosso e gli spread schizzati verso l'alto che dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, come la crisi sia tutt'altro che finita - e alle fibrillazioni dei negoziati di Atene fra i partiti per tentare di formare un nuovo governo. L'attesa, intanto, è grande per l'incontro di domani fra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il neoeletto presidente francese François Hollande, che potrebbe aprire nuove prospettive (o creare nuove controversie) al vertice del potere europeo.

La riunione dei ministri delle Finanze dei Diciassette (l'Italia è rappresentata dal premier, Mario Monti) è iniziata attorno alle 18 con l'analisi delle previsioni economiche di primavera della Commissione europea, che confermano le stato di recessione dell'insieme dell'Eurozona quest'anno, per quanto leggera (-0,3%), e i conseguenti problemi di alcuni paesi, soprattutto la Spagna, a rientrare dalla situazione di deficit eccessivo nei termini previsti.

E' seguita la discussione proprio sulla Spagna, che resta vulnerabile per le proprie banche esposte alla bolla di una speculazione edilizia che non ha eguali in Europa e che richiama il disastroso esempio dei mutui 'subprime' americani. Non a caso ieri, alla vigilia dell'Eurogruppo, il commissario Ue agli Affari economici e monetari Olli Rehn ha salutato le misure adottate da Madrid per rafforzare il settore, e in particolare la riforma che impone alle banche di dotarsi di nuovi fondi per 30 miliardi di euro. Per Rehn. «una riforma rapida e profonda delle banche è la pietra angolare della risposta della Spagna alla crisi», ed è anche «un supplemento indispensabile al consolidamento di bilancio e alle riforme strutturali che possono riportare una crescita duratura e maggiore occupazione». Restano, tuttavia, preoccupazioni sulla tenuta del settore e sulla possibilità che debba intervenire finanziariamente ancora lo Stato, con conseguenze negative sulla situazione già delicata dei conti pubblici.

Il messaggio di Rehn, comunque, sembra indicare anche una certa disponibilità di Bruxelles ad ammorbidire le proprie esigenze nei confronti del rientro del deficit pubblico spagnolo, se Madrid rafforzerà davvero la situazione delle proprie banche, concedendo probabilmente un anno in più di tempo. La Spagna dovrebbe tornare al 3% del Pil nel 2013, ma la stessa Commissione prevede che, senza nuove manovre, sarà quest'anno al 6,4% (invece del 5,3% concordato solo a marzo con l'Ue), restando poi quasi invariato, al 6,3% l'anno prossimo.

I ministri hanno quindi affrontato la situazione della Slovacchia, dove si è insediato un nuovo governo socialista, e dell'Olanda, dove la coalizione al potere si è infranta per i dissidi con il partner populista, e sono previste a breve nuove elezioni. Il governo olandese, che era ancora più intransigente di quello tedesco nel pretendere disciplina e rigore ai paesi del Sud, è stato silenziato da un'inaspettato peggioramento dei propri conti pubblici, una specie di dantesca legge del contrappasso.

La Grecia, infine, dove mai una crisi politica è stata seguita con tanta trepidazione dal resto d'Europa, resta la grande incognita, fra minacce di espulsione dall'euro pronunciate dai falchi rigoristi (Austria e Germania) e incertezze sulla possibilità che domani si arrivi a un governo tecnico 'alla Mario Monti', come ultima spiaggia prima delle elezioni.