Napolitano «blinda» la riforma del lavoro
Il Presidente della Repubblica è intervenuto di nuovo sul tema spezzando anche più lance a favore della necessità di proseguire sulla strada imboccata: Non porta a licenziamenti facili. Tempi certi di approvazione
ROMA - Giorgio Napolitano continua a seguire con la massima attenzione il percorso della riforma del mercato del lavoro intrapreso dal governo. Dopo l'incontro di ieri mattina al Colle con il premier Mario Monti e il ministro Elsa Fornero, che è servito anche per escludere definitivamente la via del decreto legge, oggi il capo dello Stato è intervenuto di nuovo sul tema spezzando anche più lance a favore della necessità di proseguire sulla strada imboccata. La riforma «era da fare», ha detto il presidente della Repubblica parlando con i giornalisti a margine della cerimonia in ricordo dei 335 martiri delle Fosse Ardeatine. E non è vero che apre le porte ai «licenziamenti facili».
Ora del pacchetto discuterà il Parlamento, ha detto il presidente della Repubblica, rimarcando che in quella sede «si confronteranno preoccupazioni e proposte». Ma la convinzione e l'auspicio di Napolitano è che «si arriverà ad un risultato di cui si potranno riconoscere meriti e validità». Largo alla discussione quindi, nessuna decisione d'imperio da parte dell'esecutivo ma è chiaro al Colle si mettono in conto tempi certi e rapidi di approvazione, nel rispetto delle prerogative parlamentari.
Eliminare rigidità e difese corporative - Nel suo ragionamento, Napolitano parte dall'assunto che il problema non sta nell'articolo 18, ma nella crisi delle aziende: «i lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro non per via dell'articolo 18 ma per il crollo di determinate attività produttive». E' un invito a guardare con maggiore apertura ai temi della riforma, anche nelle parti di modifica dell'articolo 18 che hanno fatto saltare il banco con la Cgil, incrinato i rapporti tra governo e Pd, convinto anche la Cisl e la Cei a intervenire per chiedere revisioni.
Approfittando del messaggio al 28esimo congresso del Partito liberale, Napolitano ripesca proprio in quella tradizione politica, «di grande rilievo nell'attuale momento di trasformazione e travaglio vissuto dal nostro Paese». Perchè, dice, «può contribuire in modo significativo ad eliminare rigidità e chiusure corporative che rischiano di compromettere il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e la stessa dinamica sociale, troppo spesso a scapito delle generazioni più giovani». Un invito, l'ennesimo e anche piuttosto esplicito, a eliminare tabù e gabbie che blocchino la discussione su un nuovo modello sociale e lavorativo imposto dalla crisi e da un mondo radicalmente cambiato, ha sottolineato più volte il capo dello Stato negli ultimi mesi.
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