28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
La terra coltivabile deve andare ai veri agricoltori

Legge di stabilità: CIA, bene la vendita dei terreni agricoli

Il presidente della Cia Giuseppe Politi auspica che la misura annunciata venga confermata nei fatti. E’ un provvedimento che la confederazione ha sempre proposto e sostenuto. Occorre, però, vigilare affinché questi territori non finiscano in mano di chi vuole solo fare affari

ROMA - «Indubbiamente l’annunciato inserimento nel maxi-emendamento alla legge di stabilità della misura che consente di vendere i terreni del Demanio ai giovani agricoltori è per noi, se confermata nei fatti, un passo avanti importante, perché da sempre la nostra Organizzazione e la sua associazione di giovani imprenditori propone e sostiene questo provvedimento. Bisogna, però, stare molto attenti e vigilare. Occorre evitare che questi territori finiscano nelle mani di speculatori e della criminalità». Lo ha sostenuto il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi.

«Oggi -ha aggiunto Politi- il valore dei terreni agricoli è sempre più alto. Per un ettaro occorrono tra i 18 mila e i 20 mila euro. Quotazioni fra le più alte d’Europa e che rischiano soprattutto di impedire ai giovani di intraprendere o di proseguire l’attività agricola. Occorre, quindi, trovare le soluzioni più opportune che riportino equilibrio in un mercato, quello fondiario, sempre più convulso dove la speculazione può divenire un elemento determinante».

«Nel nostro Paese -ha ricordato il presidente della Cia- c’è una forte pressione urbanistica e i terreni fertili e pianeggianti sono poco più del 30 per cento della superficie agricola utilizzata (Sau). Questo fattore porta i prezzi, talvolta, a valori difficili da sostenere per le aziende agricole, specialmente se rapportati al loro reddito. Non solo. Si toccano punte vertiginose in alcune zone a forte caratterizzazione produttiva e territoriale. Un problema sul quale ha inciso pesantemente l’effetto di investimenti immobiliari e finanziari e acquisti di puro carattere speculativo».

«Inoltre, c'è un eccesso di patrimonializzazione del fattore terra e permane una oggettiva difficoltà anche a recepire terre in affitto. In Italia -come rilevato da uno studio dell'Inea- solo il 28 per cento di terre coltivate è in affitto: il 16 per cento al Sud e il 30-50 per cento al Centro e al Nord. Da qui -ha rimarcato Politi- l’esigenza di norme e di provvedimenti per rimuovere gli ostacoli alla mobilità fondiaria agricola».

«Per la Cia, quindi, è significativa la misura che agevola l'acquisto da parte degli imprenditori agricoli, e in particolar modo dei giovani, dei terreni dello Stato. E questo soprattutto perché in Italia -ha affermato il presidente confederale- manca uno strumento fondiario di gestione dei terreni agricoli e ciò sta provocando evidenti squilibri e, di fatto, sta facendo lievitare i prezzi sull’onda, soprattutto, di operazioni speculative da parte di chi sceglie il terreno unicamente come bene rifugio, per fare affari, togliendo così spazio agli investimenti degli agricoltori».

«E il danno maggiore è per i giovani che rischiano di rimanere tagliati fuori. Non a caso, la Cia, insieme alla sua associazione dei giovani imprenditori (Agia), ha messo a punto un progetto che prevede la disponibilità del fattore terra. Nostro auspicio è che la misura annunciata venga confermata realmente dal governo, in modo da aprire nuove prospettive, ma anche in questo caso la vigilanza è d’obbligo. La terra da coltivare deve andare agli agricoltori veri».