28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Berlusconi e i rischi di un accordo al ribasso

Pensioni: Bossi, trovata la strada. Ora vediamo che dice l'UE

Il Leader della Lega garantisce: «Quelle di anzianità non si toccano, altrimenti il Governo è a rischio». Le incognite restano molte. Il giudizio dell'Ue, innanzitutto. Napolitano in pressing: Basta annunci, ora contenuti

ROMA - Accordo trovato tra Pdl e Lega sulle misure da portare a Bruxelles, ma con un punto fermo: le pensioni di anzianità «non si toccano». Lo ha detto il leader del Carroccio Umberto Bossi, ieri al termine della riunione con lo stato maggiore padano, che però ancora non ha la certezza che la «strada individuata» possa soddisfare l'Europa: «Adesso bisogna vedere cosa dice la Ue». Nella serata di ieri, poi Bossi e una delegazione della Lega hanno incontrato a palazzo grazioli il premier Berlusconi già riunito con Gianni Letta e i ministri Romani e Brunetta.
Ai cronisti che alla Camera gli chiedevano se fosse stato trovato un accordo, Bossi ha risposto: «Sì, ma bisogna vedere cosa dice l'Europa». Alla domanda se l'accordo comporti interventi sulle pensioni di anzianità, il leader della Lega replica: «No, non si toccano». Comunque sulle pensioni «qualcosa si farà», anche se - ribadisce - «sono sempre contrario a fare pagare dieci volte chi ha già pagato».
Un quadro che non rassicura sulla tenuta del governo: «Sulle pensioni il governo rischia. Però alla fine una strada l'abbiamo individuata. Adesso bisogna vedere cosa dice l'Europa». E alla domanda se fosse ancora pessimista come questa mattina, la risposta è secca: «Sono ancora pessimista, il governo rischia ancora».

Berlusconi e i rischi di un accordo al ribasso - Uno dei big del Pdl è arrivato addirittura a suggerire a Silvio Berlusconi una strada impercorribile e gravida di conseguenze imprevedibili, disertare il Consiglio Ue di domani. Una suggestione che in linea teorica deve aver tentato - anche solo per un istante - il premier, poi accantonata come impraticabile. In un momento di sconforto, che è sembrato a qualcuno anticamera di una defezione al summit continentale, il Cavaliere avrebbe infatti rilevato davanti ai commensali di palazzo Grazioli: «Senza intesa io a Bruxelles mi trovo in difficoltà, ho preso con loro impegni molto, molto vincolanti». Non è chiaro in che modo si sia impegnato il Cavaliere con i partner continentali, ma è certo che appena la notizia di una possibile defezione si è diffusa nel Palazzo, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti hanno deciso dopo un breve consulto di smentire l'indiscrezione: «Solo fantasie e strumentalizzazioni».
E questa è solo una delle tante voci che hanno accompagnato l'intera giornata dei membri dell'esecutivo. Perché alla fine l'accordo fra il Pdl e la Lega - se davvero si concretizzerà al termine del vertice serale a Palazzo Grazioli - sarà necessariamente il frutto di un precario equilibrio tra alleati, capace di vacillare anche solo per un aggettivo o una virgola in più. Senza contare l'eventuale traduzione legislativa della dichiarazione d'intenti. E questo perché l'argine che il Carroccio alza per l'intera giornata - quello delle pensioni d'anzianità - sembra reggere all'urto e al pressing dei berlusconiani. A sera da palazzo Grazioli filtra la possibilità che tra gli interventi possa essere compreso uno sullo «scalone» di maroniana memoria, nonostante le resistenze del Carroccio. Un progetto, comunque, talmente diluito da rendere probabile il pollice verso dei big continentali.

Proprio il timore che durante il Consiglio Ue non venga riconosciuto il valore dell'impegno italiano preoccupa ampi settori del governo. Secondo fonti di governo una prima bozza delle misure sarebbe stata consegnata a cavallo dell'ora di pranzo anche al Colle. Misure che non avrebbero del tutto convinto il Quirinale, tanto da rendere necessario un ulteriore approfondimento e il surplus di trattativa con il Carroccio, che già autonomamente è proseguito lungo l'arco dell'intera giornata.
A questo punto, comunque, non è escluso che la missiva possa essere recapitata a Bruxelles direttamente dal premier. Alla base di questa possibilità ci sarebbe il timore di una bocciatura preventiva capace di far saltare la precaria intesa raggiunta con Bossi.

Le incognite restano molte. Il giudizio dell'Ue, innanzitutto. Ma anche l'effettivo valore di un accordo definito da molti, nel governo, «al ribasso» e capace solo di allontanare di pochi giorni ulteriori scossoni per l'esecutivo. Uno dei big Pdl che ha preso parte alla riunione fotografa brutalmente la situazione: «E' un 'accordicchio'. Speriamo superi il vaglio continentale. Poi solo resistere, resistere, resistere fino a dicembre...».
L'unico punto che sembra accomunare, in questa fase, buona parte della Lega e il premier sarebbe il timore di un governo guidato da Mario Monti. Non l'avrebbe nascosto neanche il premier, convinto che in caso di crisi difficilmente il Colle concederebbe il ritorno al voto: «E con un governo tecnico che dura fino al 2013 - avrebbe sottolineato stamane Berlusconi - ci renderebbero la vita impossibile».

Napolitano in pressing: Basta annunci, ora contenuti - Giorgio Napolitano inizia la sua giornata con una nuova scossa al governo, ancora tentennante sui provvedimenti per crescita e sviluppo che l'Ue attende entro domani. Ieri sera il Consiglio dei ministri si è chiuso con un nulla di fatto, per i veti (tuttora non sciolti) della Lega sulla riforma delle pensioni. E oggi, con una nota diffusa dal Quirinale in mattinata, il presidente della Repubblica suona la sveglia all'esecutivo. Ma non ricava molto. Per tutta la giornata al Colle attendono le scelte del governo, continui sono i contatti sulla lettera d'intenti con la quale Silvio Berlusconi si presenterà al Consiglio europeo straordinario di domani. In attesa della versione definitiva, Napolitano rinvia persino, di due ore, la sua partenza per Bruxelles, città dalla quale domani si recherà a Bruges, per l'inaugurazione dell'anno accademico del College d'Europe. Ma a sera, quando alle 19 prende il volo per il Belgio e quando vi atterra poco prima delle 21, il capo dello Stato ancora non ha alcun elemento di chiarezza su come il governo affronterà la bufera. Perchè a Roma, in un clima da finale di partita, Pdl e Lega ancora trattano sul dafarsi.