Letta apre sulle pensioni, Bersani: Intanto si dimettano...
Nel Partito Democratico a favore dell'innalzamento dell'età pensionabile anche Franceschini, Veltroni, Fioroni
ROMA - E' un caso che sia stato stato Letta, uno dei più filo-Napolitano nel Pd, a salire stamattina al Quirinale. Bersani, spiegano, era ancora fuori Roma e il presidente aveva urgenza di parlare con i vertici del partito. Bersani ha assicurato che Letta «ha detto più o meno le cose che ho detto io, che serve discontinuità». E non c'è dubbio che l'abbia fatto, perché Letta è il numero due del partito e ovviamente si è consultato con il segretario prima di salire al Quirinale.
Però la differenza tra il leader e il suo numero due è evidente: se Bersani ha innanzitutto precisato che «la Germania arriverà a 67 anni (come età pensionabile, ndr) dopo di noi», e solo dopo concede che «qualcosa si può fare, con un meccanismo di incentivazioni e disincentivazioni», Letta ha spiegato nettamente alla Stampa che l'età pensionabile «bisogna alzarla, in tutta Europa», e poi in serata al Tg3 ha detto che il Pd è pronto a prendersi «tutte le responsabilità», se il Governo farà un passo indietro. Sulle stesse posizioni sono, appunto, gli esponenti della minoranza, ma anche Franceschini.
Letta, Franceschini e Veltroni sono favorevoli - Insomma, se Bersani considera il capitolo pensioni solo un punto eventuale di un «pacchetto di riforme» più ampio, che comprende tante cose, sono in molti nel partito a ritenere che il tema dell'età pensionabile una questione ineludibile per dare all'Europa le risposte necessarie. E questo, per Letta, Franceschini, Veltroni e via dicendo, è anche un passaggio fondamentale per dare garanzie rispetto alla partecipazione del Pd ad un eventuale Governo tecnico: il partito non si limita a dichiarare la propria «disponibilità» ad un esecutivo di transizione, ma assicura anche il proprio impegno ad assumersi «ogni responsabilità» per fare fronte alle richieste dell'Europa, quelle richieste che erano state bocciate dal responsabile economia Stefano Fassina.
Governo di decantazione - Anche su questo, è eclatante la differenza tra il «poi si vede» di Bersani e il «siamo pronti a prenderci ogni responsabilità» di Letta. Da un lato c'è lo scetticismo del segretario sulla possibilità di costruire un vero governo di transizione, finché Silvio Berlusconi è il leader del centrodestra. Dall'altra la convinzione di Letta e degli altri che giocando un ruolo attivo sia possibile favorire il superamento di Berlusconi e la nascita di un Governo di decantazione. Scettica su questa ipotesi, come il segretario, anche Rosy Bindi: «Il presidente della Repubblica sa bene che non ci possono più essere richiesti gesti di responsabilità finché questo governo non fa un passo indietro», ha detto la Bindi stasera a Otto e mezzo.
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