Pesca in Adriatico. Incontriamoci con i pescatori
Alla vigilia della ripresa non si placano le preoccupazioni dei pescatori per il futuro della pesca
CESENATICO - Alla vigilia della ripresa, il 1° ottobre, delle attività di pesca in Adriatico dopo il fermo biologico prolungato a 60 giorni nell’Adriatico (cui scatterà immediatamente quello nello Ionio e nel Tirreno, che si concluderà il 29 ottobre) non si placano le preoccupazioni dei pescatori per il futuro della pesca.
Il punto della situazione su questo importante settore del sistema economico è stato affrontato nel talk show di Agrilinea «Pesca in Adriatico. Incontriamo con i pescatori», condotto da Sauro Angelini, che si è svolto ieri pomeriggio al Museo della Marineria di Cesenatico, che ha visto la presenza, oltre che degli addetti ai lavori, di docenti universitari e rappresentanti del mondo politico e istituzionali.
Sulla misura del fermo biologico è intervenuto telefonicamente Guido Milana, vice presidente della Commissione europea per la pesca. «E’ uno strumento che va completamente rivisto sia per le modalità che per gli strumenti con i quali viene utilizzato — ha detto —. Certo è una boccata di ossigeno per la riproduzione del mare, ma quanto poi questo strumento sia efficace per riequilibrare le sorti dei nostri mare è molto discutibile. Non va però sottovalutato il fatto che funge da una sorta di ammortizzatore sociale, che consente ai pescatori di avere un reddito mentre le barche sono ferme».
A livello europeo è alle porte una riforma radicale della politica comune della pesca, il cui obiettivo è quello di garantire la futura sopravvivenza sia degli stock ittici che dei mezzi di sussistenza dei pescatori, mettendo fine all’eccessivo sfruttamento e al depauperamento degli stock. «L’Europa ha preso atto che le politiche fin qui seguite hanno dimostrato tutta la loro debolezza —ha sottolineato l’eurodeputato—. Nei prossimi mesi l’Europa sarà impegnata in una grande consultazione per definire le nuove linee. Va tenuto conto che la nuova politica della pesca non potrà che partire dalla salvaguardia della biodiversità del mare: non va più considerato come una miniera da cui si prende, ma qualcosa di vivo che si riproduce».
Uno dei temi più importanti della nuova politica europea della pesca è il rapporto con i Paesi extraeuropei, che soprattutto nel mare Adriatico pone dei problemi serissimi. «In tutta la riviera dell’ex Jugoslavia le regole non vengono rispettate e molto spesso si sottopone l’aspetto economico a una concorrenza sleale molto forte — ha affermato Milana —. Gli accordi internazionali devono dunque diventare parte cogente del nuovo piano europeo della pesca. Non ci dobbiamo più trovare nella situazione in cui esistano regole diverse in mari così vicini».
Per l’assessore all’Economia ittica della Regione Emilia Romagna, Tiberio Rabboni, oltre «a incrementare le risorse ittiche attraverso un’azione di ripopolamento in oasi naturali», è necessaria «un’azione di accompagnamento di quei pescatori che soprattutto in forza del nuovo regolamento comunitario non possono più praticare, come nel passato, la propria attività: aiuti alla dismissione dell’attività e alla diversificazione imprenditoriale e professionale. Risorse economiche che al momento non sono disponibili».
La Regione Emilia Romagna non ha comunque tirato i remi in barca. «Ci siamo attivati, insieme al Veneto e al Friuli Venezia Giulia, nel chiedere di istituire in breve tempo il Distretto di pesca dell’Alto Adriatico al fine di poter uniformare le scelte, chiamando alla compartecipazione delle decisioni anche il Ministero — sottolinea Rabboni —. In questo contesto è possibile richiedere i finanziamenti per un bando per consentire la rottamazione a quei pescatori che non trovano più prospettive in questo nuovo contesto di regole».
Sul mare sempre meno pescoso, la Regione ha attivato progetti interessati. «Da alcuni anni abbiamo aggiunto alcune oasi di riproduzione, a Ravenna e Riccione, in cui sono state calate strutture metalliche aperte a forma di piramide per la riproduzione delle risorse alieutiche, e analisi recenti hanno dato dei riscontri incoraggianti», ha detto Rabboni, ricordando inoltre la «ricerca che la Regione ha cofinanziato sulle anguille con lo straordinario risultato di riuscire a fecondare in un ambiente artificiale l’anguilla fino allo stadio della larva».
Rabboni ha poi posto l’accento sul Piani di gestione locale: strumenti previsti dalla politica comunitaria di settore, la cui finalità è quella di tutelare e sviluppare le risorse ittiche e la stabilizzazione del reddito dei pescatori. «In sostanza si tratta di un piano di autoregolamentazione della marinerie per dimensionare lo sforzo di pesca alle risorse effettivamente disponibili— ha spiegato —. Abbiamo istituto un gruppo di lavoro con le associazioni di pesca, attivato alcuni studi propedeutici e ci stiamo preparando a un’attività di animazione nelle marinerie. A tal proposito, a breve uscirà un bando regionale rivolto alle marinerie per finanziare le attività di sostegno al Piano di gestione locale». I soggetti ammessi al finanziamento sono gruppi di pescatori associati, loro consorzi e organizzazioni di produttori (il soggetto proponente deve raggruppare almeno il 70 per cento delle imbarcazioni o della capacità di pesca registrate nell’area interessata dal Piano).
E poi c’è la questione, non meno importante, della valorizzazione commerciale del prodotto. In questo senso la Regione sta pianificando la riorganizzazione delle marinerie sul piano commerciale, per arrivare a un forte marchio del prodotto locale e la possibilità di incidere sui prezzi di mercato. «Le nostre marinerie — aggiunge Rabboni — hanno già sottoscritto un importante documento per lavorare verso un’unica organizzazione di prodotto per tipologia di pescato, commercializzare in modo unitario il prodotto, che può essere affiancato dal marchio collettivo ‘Prodotto certificato dell’Alto Adriatico’». Creato diversi anni fa per valorizzare la qualità e la rintracciabilità dei prodotti ittici, è un marchio che, a dire il vero, fino ad ora «non ha ‘bucato’: ad oggi sono solo una decina le aziende che hanno aderito al disciplinare», ammette l’assessore.ù
La trasmissione sarà pubblicata sul circuito televisivo di Agrilinea: Decoder Sky-Canale 835 (ore 13 e 19.30) e NuovaRete (ogni domenica ore 13 e 19.30) e disponibile sul sito www.agrilinea.tv e www.maretv.eu