29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
La crisi del debito

Su Italia taglio rating e stime Pil, ma Borse euforiche

Attese nuove misure dalla FED, speranze sugli aiuti per la Grecia. Pressioni sui Btp

ROMA - L'inatteso declassamento di rating da parte di Standard & Poor's ha rimesso l'Italia al centro dell'attenzione dei mercati, una posizione scomoda mentre da giorni si sono riaccese le tensioni sulla crisi debitoria nell'area euro a causa dei crescenti timori di una insolvenza sui pagamenti della Grecia. Eppure la reazione sui listini non è stata quella che ci si sarebbe potuti attendere: dopo iniziali scivolate le Borse hanno rapidamente invertito la rotta, mettendo a segno rialzi, inclusa Milano dove il Footise-Mib ha chiuso al più 1,91 per cento.

Sembrano così prevalere le attese di una soluzione dei problemi più immediati sulla Grecia, che si spera riesca a convincere Ue e Fmi a versarle una nuova tranche di aiuti, ma ancor più l'euforia dell'azionario sembra derivare dalla crescente attesa di nuovi interventi a sostegno della Finanza da parte della Federal reserve americana. Domani il direttorio della banca centrale americana comunicherà le sue decisioni, Londra ha chiuso al più 1,98 per cento, Parigi al più 1,50 per cento - frenata questa da persistenti timori su alcune banche - Francoforte al più 2,88 per cento; intanto l'euro è risalito a 1,3689 dollari.

Intanto alcune pressioni si sono invece riviste sui titoli di Stato italiani, con vendite che hanno innescato speculari aumenti dei rendimenti, anche se dopo un iniziale brusco indebolimento con il passare delle ore il quadro è migliorato. Lo ha evidenziato ancora una volta l'andamento del differenziale di rendimento (spread) rispetto ai Bund della Germania. Stamattina lo spread Btp-Bund sulla scadenza decennale era arrivato a sfiorare la soglia psicologica dei 4 punti percentuali, ha toccato un picco a 399 punti base, ma già a metà mattina era si era moderato e in chiusura si è attesta a 391 punti. Comunque superiore ai valori di ieri, visto il downgrade di S&P che peraltro ha mantenuto prospettive negative sull'Italia. Significa che nei prossimi 12-18 mesi ci sta una possibiltà su tre di un altro declassamento, hanno spiegato gli analisti dell'agenzia.

L'Italia resta comunque in categoria «A», un livello «molto forte», hanno precisato da S&P, respingendo il bailamme di accuse di «faziosità politica» scatenato dal declassamento. La situazione va però presa seriamente, anche perché sempre oggi l'Italia si è vista tagliare energicamente le previsioni di crescita economica da parte del Fmi: il prossimo anno il Pil resterà quasi fermo, al più 0,3 per cento. inoltre, pur apprezzando la manovra appena varata, l'istituzione di Washington stima che non basterà a centrare l'obiettivo di un bilancio pari nel 2013. Il deficit si ridurrà molto, ma resterà oltre l'1 per cento del Pil.

Uno degli aspetti più problematici è la bassa crescita del paese e qui «molto può essere ancora fatto», ha avvertito Carlo Cottarelli, economista del Fondo Monetario durante la conferenza stampa a commento del Fiscal Monitor, accennando a revisioni del mercato del lavoro, dei salari e dei consumi. Liberalizzazioni quindi, tenuto conto che anche se vuole blindare i suoi parametri di bilancio l'Italia sembra aver già dato fondo a quel che poteva fare sul fronte dell'aumento delle entrate. E attenti a una eventuale «patrimoniale», hanno avvertito da S&P: i benefici sono difficili da stimare, ma potenzialmente potrebbe innescare fuga di capitali dal paese.