19 aprile 2024
Aggiornato 07:30
La crisi del debito

Obama: intesa sul debito vicina. Palla ai repubblicani

La FED e il Tesoro si vedono per discutere su come evitare il default

NEW YORK - L'accordo sull'innalzamento del tetto del debito pubblico è vicino, almeno secondo Barack Obama. Il presidente ha parlato ieri mattina a Washington per dire che «c'è un accordo di massima» tra democratici e repubblicani per alzare il tetto del debito. Parole alle quali la Casa Bianca ha fatto seguire un'apertura inattesa sulla possibilità di un innalzamento a breve termine, finora rifiutato da Obama come insufficiente: siamo aperti a un aumento di breve durata se serve per trovare un'intesa finale, ha fatto sapere il portavoce del presidente. Intesa finale che «è a portata di mano», aveva detto Obama parlando in mattinata. «Qualunque soluzione per evitare il default deve essere bipartisan», aveva assicurato il presidente, mentre i repubblicani alla Camera bassa trattavano per trovare i voti mancanti all'approvazione del loro piano per alzare il tetto e tagliare le spese.

Sul percorso per salvare gli Usa dal default giovedì c'era stata una battuta d'arresto con l'annullamento del voto alla Camera sulla proposta repubblicana, per la rivolta dei deputati del Tea Party che la ritenevano troppo morbida. E similmente sarebbe bocciata alla Camera la proposta democratica del senatore Harry Reid. Dunque per evitare il muro contro muro con due proposte entrambe senza speranza di diventare legge, Obama si è fatto sentire per dare l'imprimatur presidenziale a una soluzione di compromesso. E persino accettando quello che finora aveva rigettato, un innalzamento del debito relativamente basso che costringerebbe a tornare al Congresso nel 2012 per alzare di nuovo il tetto.

Il presidente, dopo i toni duri di lunedì sera, è stato conciliante: «Se troviamo un meccanismo che ci rende tutti responsabili della riforma, io la sosterrò». Si è aperto così un percorso che potrebbe portare nel fine settimana all'approvazione alla Camera bassa della proposta repubblicana firmata dal presidente dell'assemblea John Boehner (900 miliardi di innalzamento del tetto subito, 1.600 il prossimo anno, tagli alle tasse in due tranche da 1.000 e poi almeno 1.800 miliardi) seguito dalla scontata bocciatura al Senato. A quel punto il Senato voterebbe la proposta democratica del capogruppo Harry Reid (2.700 miliardi di nuovo debito subito, taglio della spesa pubblica di circa 2.500 anche questo in un colpo solo), che andrebbe incontro allo stesso destino negativo alla Camera. I due partiti avrebbero così segnato un punto politico e sarebbero pronti al compromesso, con la benedizione della Casa Bianca, che potrebbero raggiungere prima della scadenza di martedì quando il Tesoro non avrà più fondi. E proprio il Tesoro e la Federal Reserve di New York, la più importante sede regionale della banca centrale, si sono incontrati ieri per parlare di soluzioni possibili per evitare il default il 2 agosto se l'accordo alla fine non si trovasse.