20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Un documento riassume le proposte di Fedagri/Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci

Ortofrutta: la cooperazione indica la via per uscire dalla crisi

Il settore sta vivendo una delle campagne più difficili di tutti i tempi con prezzi, per pesche e nettarine, pari a 0,20-0,25 centesimi di euro al chilo, inferiori alla metà dei costi di produzione

BOLOGNA - Grande mobilitazione degli agricoltori emiliano-romagnoli di fronte alla grave crisi che sta interessando l’ortofrutta estiva, in particolare pesche, nettarine e susine, ma anche albicocche, angurie e meloni con quotazioni in calo mediamente di oltre il 30% rispetto all’anno scorso.
Per fronteggiare questa situazione decisamente pesante e preoccupante, che rischia tra l’altro di mettere a repentaglio numerosi posti di lavoro, le centrali cooperative dell’Emilia Romagna hanno messo a punto un documento con alcune proposte concrete che verranno presentate alle autorità nazionali ed europee per superare l’attuale congiuntura negativa in maniera rapida e definitiva.

Fedagri/Confcooperative, Legacoop Agroalimentare ed Agci chiedono innanzitutto che l’Unione Europea porti al 10% la percentuale massima della produzione di pesche e nettarine ritirabile dal mercato, incentivando la destinazione del prodotto alla distribuzione gratuita a favore degli indigenti. Parallelamente, occorre anche adeguare i massimali di aiuto previsti dalla normativa comunitaria per questi ritiri. Le attuali misure di prevenzione e gestione delle crisi di mercato si sono infatti dimostrate inadeguate a tutelare i produttori e pertanto appare indispensabile modificare l’Organizzazione Comune di Mercato (OCM). Oltre a cambiare le regole sui ritiri, sarebbe opportuno anche favorire l’istituzione di un fondo destinato ad assicurare crediti derivanti da esportazioni verso Paesi terzi e la costituzione di fondi mutualistici cofinanziati dalle Ue e gestibili direttamente dalle Op o dalle Aop per sostenere i prezzi in caso di crisi, nonché valutare nuove forme assicurative per garantire ai produttori la salvaguardia del reddito. Infine, risulta indispensabile aprire un tavolo di confronto con la Grande Distribuzione che porti all’approvazione di un «codice etico» in grado di tutelare meglio i diversi protagonisti del settore ed in particolare i produttori, che oggi rappresentano l’anello debole della filiera. Tutto ciò attraverso il raggiungimento di obiettivi quali la trasparenza delle pratiche commerciali, la realizzazione di azioni promozionali concordate, la corretta informazione sui prodotti ortofrutticoli proposti nei punti vendita delle diverse catene commerciali.

Questo pacchetto di misure, urgenti ed improcrastinabili, rappresenta, secondo Fedagri/Confcooperative, Legacoop Agroalimentare ed Agci, la via maestra da seguire per salvare il sistema ortofrutticolo da una gravissima crisi (la quinta in otto anni) in cui ai problemi oramai «storici» della peschicoltura emiliano-romagnola si sommano numerosi fattori congiunturali. Tra questi, innanzitutto la drastica contrazione dei consumi determinata dall’ingiustificato allarme Escherichia Coli che inizialmente ha interessato soltanto i prodotti orticoli, come cetrioli, pomodori e insalate, ma poi si è progressivamente allargato anche a molte produzioni frutticole. Un altro fenomeno alla base dell’attuale crisi dell’ortofrutta è da ricercare nell’anomalo andamento climatico, che da un lato non ha favorito i consumi (diminuiti anche a causa della crisi economica) e dall’altro ha accorciato i tempi di maturazione provocando una imprevedibile sovrapposizione della produzione di diverse aree (nord e sud Italia, Spagna, Francia e Grecia) arrivata contemporaneamente sul mercato. A complicare ulteriormente la già difficile situazione ha contribuito anche la politica commerciale adottata dalla GDO che, come testimonia la mancata firma dell’accordo interprofessionale per le pesche, si è mostrata insensibile alla straordinaria crisi vissuta dal comparto.