26 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Nucleare

Ceccanti: Salta referendum? Ultima parola a Cassazione

«Solo con il ricorso dei promotori alla Consulta potrebbe essere confermato»

ROMA - Alla fine, l'ultima parola sul futuro del referendum sul nucleare spetterà all'Ufficio centrale della Cassazione, che dovrà stabilire se le norme con cui il Parlamento ha deciso di abrogare il piano sul nucleare soddisfano il quesito referendario oppure no. In estrema sintesi, Stefano Ceccanti, costituzionalista e senatore del Pd, spiega così il meccanismo che si innescherà qualora il decreto omnibus, in discussione al Senato, venga convertito dalle Camere recependo l'emendamento con cui il governo ha abrogato i commi della legge di sviluppo che introducevano il piano per il nucleare come caposaldo della politica energetica italiana. «Siccome però la prassi della Cassazione è molto favorevole al Parlamento - aggiunge il senatore - è piuttosto probabile che il quesito alla fine salterà».

«In seguito all'emendamento presentato stamani dal Governo sul ddl omnibus che stiamo votando - spiega infatti Ceccanti - il referendum sul nucleare dovrebbe saltare in forza dell'articolo 39 della legge 352/1970 sui referendum. In base all'articolo, infatti, 'se prima della data dello svolgimento del referendum, la legge, o l'atto avente forza di legge, o le singole disposizioni di essi cui il referendum si riferisce, siano stati abrogati, l'Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso'».

«A legge entrata in vigore - prosegue quindi Ceccanti - l'ufficio Centrale della Cassazione dovrebbe decidere in tal senso. Siccome però non sembra trattarsi di un'abrogazione totale delle norme sottoposte al quesito, il comitato promotore potrebbe sollevare un conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale, che a proipria volta potrebbe imporre alla Cassazione di trasferire il quesito sulla nuova normativa. Tuttavia - conclude Ceccanti - la giurisprudenza della Corte è alquanto restrittiva in questa materia e, di norma, non concede il trasferimento».