Con le due nuove Dop si rafforza la leadership italiana in UE
La Cia: la qualità del «made in Italy» è vincente. Con 225 riconoscimenti superiamo di gran lunga sia Francia (183) che Spagna (148). Ora avanti con la promozione, rafforzare la lotta alla contraffazione
ROMA - Il ‘made in Italy’ agroalimentare guadagna due nuove riconoscimenti in Ue. Con la pubblicazione nel Registro comunitario della «Farina di castagne della Lunigiana» e della «Formagella del Luinese» come Denominazioni di origine protetta, il totale delle produzioni certificate italiane sale a 225. Con i due ultimi arrivati, infatti, le Dop arrivano a quota 140, a cui bisogna aggiungere le 83 Igp e le 2 Stg. Si tratta di un primato che non ha pari in nessun altro paese d’Europa e dimostra ancora una volta la qualità e l’eccellenza dei nostri prodotti agroalimentari. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
L’Italia continua dunque a svettare nella classifica europea -ricorda la Cia- seguita a distanza dalla Francia (con 183 riconoscimenti) e dalla Spagna (con 148). E’ una posizione di leadership che ora bisogna continuare a valorizzare e promuovere sui mercati internazionali, visto che il segmento dei prodotti «garantiti» ha anche un’importante peso di mercato. Solo nel 2010 il giro d’affari legato alle produzioni Dop e Igp è stato pari a circa 9 miliardi di euro, di cui quasi 2 miliardi legati all’export.
A livello regionale -continua la Cia- il fatturato alla produzione delle Dop e Igp ha regalato il podio all’Emilia Romagna, con quasi 2,2 miliardi di euro complessivi e un valore del 40,9 per cento sul totale delle produzioni italiane certificate. Al secondo posto (dati Ismea 2009) c’è la Lombardia con un fatturato di 1,3 miliardi di euro e, molto lontano dalle prime due posizioni, il Friuli Venezia Giulia con 350 milioni.
Adesso bisogna continuare a lavorare sulla qualità e sulla tipicità dei nostri prodotti agroalimentari -conclude la Cia- ma allo stesso tempo c’è bisogno di rafforzare la lotta alla contraffazione, perché la tutela delle ‘griffe’ alimentari è ancora troppo debole e non riesce a contrastare fenomeni odiosi come l’«italian sounding».
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