26 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Territorio

La Cia sottoscrive il «Manifesto per la difesa del suolo»

Contro il rischio degrado servono infrastrutture e interventi programmati e condivisi per rafforzare il ruolo dell’agricoltura nella conservazione e valorizzazione del territorio

ROMA - La salvaguardia del suolo è un obiettivo primario, e l’agricoltura - che tra le attività economiche è quella che maggiormente interagisce con il territorio - più di tutte ha operato e opera per la sua conservazione e il suo sviluppo. Ma oggi la progressiva riduzione delle aree destinate ad usi agricoli, insieme al sensibile aumento del peso delle infrastrutture e dei sistemi insediativi e agli effetti dei cambiamenti climatici, non consente più al settore primario di sostenere da solo i costi della difesa del suolo. Ecco perché oggi è necessario un ripensamento delle politiche a tutela di questo patrimonio economico, paesaggistico e culturale. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che oggi ha sottoscritto il «Manifesto per la difesa del suolo», un’iniziativa dell’università «La Sapienza» di Roma, della Commissione europea e dell’Università di Messina nell’ambito del progetto cofinanziato dall’Ue «Acri. 2010-144».

Il 21,3 per cento del suolo italiano -si legge nel «Manifesto»- e il 41,1 per cento di quello situato nelle regioni centro-meridionali del paese sono a rischio desertificazione. Negli ultimi 40 anni, i fenomeni di degradazione del suolo hanno determinato un calo del 30 per cento della sua capacità di ritenzione e di regimazione delle acque, accrescendo di tanto le situazioni di rischio idrogeologico e il verificarsi di eventi catastrofici.
Per questi motivi - evidenzia la Cia - ora è necessario che, ai diversi livelli istituzionali (comunitario, nazionale e regionale), si proceda a un profondo ripensamento delle politiche generali e settoriali sulla conservazione del suolo. C’è bisogno di collaborazione fattiva tra gli enti delegati e i diversi attori coinvolti, non solo a livello agricolo ma anche ambientale e infrastrutturale.
Ora basta ai provvedimenti «spot» dettati soltanto dall’emergenza -conclude la Cia-. Serve mettere a punto nuovi strumenti, promuovendo soprattutto il ruolo dell’agricoltura multifunzionale, che adotta pratiche sostenibili in grado di contenere l’impatto ambientale.