28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Crescita più bassa dell'area

Ocse: Pil Italia +0,4% II trimestre e +1,1% annuo

Associazioni consumatori preoccupate: «Di questo passo raggiungeremo i dati pre-crisi nel 2015»

PARIGI - Nel secondo trimestre il Pil dell'area Ocse è aumentato dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti, segnando lo stesso ritmo di crescita del periodo gennaio-marzo. Lo rileva l'organizzazione parigina, ricordando il Pil italiano ha segnato un +0,4% nel secondo trimestre.
Nel confronto con aprile-giugno dell'anno scorso, il Pil dei paesi Ocse è cresciuto del 2,8%, in accelerazione rispetto al 2,4% del primo trimestre 2010. In particolare, su base annua l'Italia ha avuto il tasso di crescita più basso dell'intera area Ocse (+1,1%), mentre la Germania ha avuto l'incremento più rilevante (+3,7%).

Damiano: «Italia fanalino di coda e Pdl attacca Napolitano» - «Mentre alcuni esponenti del Governo passano il loro tempo ad interpretare a loro piacimento la Costituzione e ad attaccare in modo irresponsabile il Presidente della Repubblica, il nostro Paese è fanalino di coda della crescita del prodotto interno lordo in Europa». Lo afferma Cesare Damiano, capogruppo del Pd in commissione lavoro della Camera, nel commentare i dati del rapporto Ocse sul Pil reso noto oggi.
«Una maggioranza litigiosa e che di fatto non esiste più, non appare in grado di poter dare lo slancio necessario per lo sviluppo del Paese - continua Damiano -. Questo è tanto più preoccupante in quanto l'autunno riserverà amare sorprese per quanto riguarda l'occupazione». «Ancora una volta - conclude Damiano - i problemi del Paese passano in secondo piano rispetto agli interessi di bottega del centrodestra».

Federconsumatori: «Situazione allarmante» - Ancora una volta c’è da sottolineare come la situazione e le prospettive del nostro Paese non siano affatto positive.
Tutti i segnali, infatti, continuano a testimoniare un andamento tutt’altro che roseo. I consumi sono in calo, a partire soprattutto dal settore turistico, dove per la prima volta, si è registrata una percentuale di famiglie che hanno potuto usufruire di una vacanza al di sotto del 40%, tra l’altro riducendo budget e durata del soggiorno. Inoltre, dai primi dati registrati dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori i saldi sono stati ben peggiori di quanto avevamo pronosticato, con riduzioni attorno al 30%. Segnale gravissimo, poi, è il calo dei consumi alimentari di circa il 2%, e quel che è peggio è che, in questo settore tradizionalmente considerato anelastico, non solo si acquista di meno, ma si riducono notevolmente anche i parametri qualitativi. r> LeLe prospettive per l’autunno, inoltre, non delineano alcun miglioramento, anzi, ci aspetta una stagione densa di aumenti e spese, (segnali estremamente preoccupanti in tal senso sono il tasso di inflazione schizzato all’1.7% , tariffe dei servizi pubblici in netto aumento, costi scolastici, costi riscaldamento, anche se dovremo positivamente defalcare da tali aumenti le tariffe ANAS dopo aver vinto la questione al TAR ecc. ecc.). Tutto ciò comporterà, come prima stima, una stangata per le famiglie da 886 a circa 1100 Euro annui, che aggraverà ulteriormente le condizioni di queste ultime, specialmente se a reddito fisso, abbattendone sempre di più la capacità di acquisto

Codacons: «Italia Cenerentola» - Per il Codacons questi dati dimostrano che tutti quelli che nei mesi scorsi avevano avuto la sfacciataggine di sostenere che l’Italia era la locomotiva d’Europa, stavano solo fantasticando e facevano propaganda. Più che locomotiva, infatti, questi dati dimostrano che l’Italia è la Cenerentola d’Europa.
La realtà è che la decisione sciagurata e solitaria del Governo italiano di non voler spendere soldi per uscire prima dalla crisi, farà retrocedere il nostro Paese rispetto alla posizione internazionale che occupava prima dello scoppio della recessione mondiale. Tutti gli altri governi, infatti, hanno investito ingenti risorse e hanno cercato di salvaguardare la capacità di spesa delle famiglie, cosa che consentirà loro di agganciare prima la ripresa e uscire più velocemente dal tunnel.
L’Italia, invece, con questo basso ritmo di crescita, non potrà tornare ai livelli dei consumi pre-crisi fino al 2015, con inevitabili conseguenze sull’occupazione e sull’economia generale del Paese. L’Italia, cioè, uscirà ovviamente dalla crisi, ma dopo e con un numero di imprese fallite, di disoccupati e di famiglie ridotte sul lastrico senza precedenti e maggiore rispetto a tutti gli altri Paesi UE.