Saldi, la top ten delle segnalazioni a Roma
Codacons: «La protesta più frequente: basta con le scritte ingannevoli! Confermate le previsioni di spesa: 200 euro a famiglia»
ROMA - Il Lazio è la prima regione ad aver chiuso il periodo dei saldi estivi. E’ possibile, quindi, fare un primo bilancio su come è andata la stagione. Confermate le previsioni del Codacons: gli acquisti sono rimasti stabili rispetto allo scorso anno. Considerato, quindi, che il 2009 era l’anno buio della crisi, questo significa che non vi è stato alcun segnale di miglioramento, nessuna uscita dal tunnel.
A Roma vi è stata una spesa, a famiglia, di 200 euro, anche se solo il 50% dei cittadini si è avvalso degli sconti di fine stagione. A sollevare la media, però, sono state le boutique di alta moda del centro città, mentre le cose sono andate decisamente peggio per i negozi di periferia.
Il Codacons ha raccolto le segnalazioni dei consumatori, facendo una top ten delle proteste giunte all’associazione di consumatori per quanto riguarda i negozi di Roma. Al primo posto le scritte giganti poste sulle vetrine dei negozi che annunciano mega sconti, in alcuni casi fino al 70%, ma che poi, una volta entrati, si rivelano ingannevoli: lo sconto annunciato in vetrina vale solo per pochi capi. Il Codacons invita poi a diffidare degli sconti superiori al 50%, che spesso nascondono merce non proprio nuova, o prezzi vecchi falsi (si gonfia il prezzo vecchio così da aumentare la percentuale di sconto ed invogliare maggiormente all'acquisto). Un commerciante, salve rare eccezioni come l’alta moda, non può avere ricarichi così alti e dovrebbe vendere sottocosto.
Di seguito la top ten delle segnalazioni pervenute al Codacons per i negozi di Roma:
1) Scritte ingannevoli. Spesso manifesti giganti annunciano «sconti del 50%» o addirittura «Tutto al 50%» ma quando ci si presenta alla cassa si scopre che non è così.
2) Sconti falsi. Per invogliare il consumatore a comprare, si gonfia il prezzo vecchio così da aumentare la percentuale di sconto. In alcuni casi il prezzo in saldo è identico al precedente.
3) Fondi di magazzino. Invece di vendere i capi della stagione appena conclusa, vendono merce fuori moda.
4) Cambio merce difettosa. Viene negato il diritto di cambiare la merce difettosa
5) Capi mischiati. Per evitare equivoci la legge prescrive che la merce in saldo deve essere separata in modo chiaro e inequivoco dall'altra.
6) Cartellini assenti. Non vengono indicate tutte e tre le scritte previste: vecchio prezzo, nuovo e sconto applicato.
7) Vetrine coperte. Non consentono di vedere la merce da fuori, costringendoti ad entrare.
8) Prova dei capi. Non è obbligatoria, ma perché negarla solo in occasione dei saldi?
9) Commesse frettolose. Nessuno ti dà retta, risposte a monosillabi, talvolta poco garbate.
10) Carta di credito. Il commerciante rifiuta forme di pagamento elettronico.
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