12 ottobre 2025
Aggiornato 18:00
Il caso FIAT

Marchionne: l'investimento serbo non danneggia Mirafiori

«Esistono alternative a garantire i volumi produttivi». Sul contratto nazionale: «Azienda pronta a disdetta alla scadenza». Epifani: «Insoddisfatti, ma pronti a trattare»

TORINO - Il trasferimento della produzione della monovolume in Serbia «non toglie prospettive a Mirafiori». Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, incontrando a Torino i rappresentanti del Governo, degli enti locali e del sindacato. Per la gamma alta di vetture «esistono altre alternative - ha aggiunto l'ad del Lingotto - per garantire i volumi produttivi».

CONTRATTO - La Fiat potrebbe lasciare Confindustria e disdettare il contratto di lavoro dei metalmeccanici, però solo alla sua scadenza fissata al 2012. L'argomento sarà affrontato a partire da domani nella riunione con le categorie dei metalmeccanici.
«Si parla molto della possibilità che Fiat decida la disdetta dalla Confindustria e - ha detto - quindi dal contratto dei metalmeccanici alla sua scadenza. Sono tutte strade praticabili, di cui si discuterà domani al nuovo tavolo convocato con il sindacato nazionale».
Marchionne ha aggiunto che «se è necessario siamo disposti anche a seguire queste strade ma - ha concluso - non è questa la sede per entrare nei dettagli».

SACCONI: INOPPORTUNI GLI ATTI UNILATERALI - Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, non vede di buon occhio l'eventualità che Fiat possa uscire da Confindustria e disdettare il contratto nazionale dei metalmeccanici alla sua scadenza, fissata nel 2012.
«Sarebbero inopportuni atti unilaterali - ha sottolineato Sacconi nel corso di una conferenza stampa al termine dell'incontro a Torino sullo stabilimento di Mirafiori - il Governo ha sollecitato fortemente le parti a rimanere nell'alveo delle tradizionali relazioni industriali, che hanno dimostrato di avere la capacità di autorigenerazione».
Secondo il responsabile del welfare «il modello contrattuale ha capacità di autorigenerarsi - ha concluso - le parti sono dunque invitate a individuare le modalità per adattare il modello alle concrete esigenze e agli obiettivi conseguenti che si vuole raggiungere».
Il ministro chiede alla Fiat di confermare tutti i numeri contenuti nel piano industriale e di garantire il pieno utilizzo di tutti i siti italiani.
«Fabbrica Italia è un progetto importante - ha detto Sacconi secondo quanto riferiscono fonti presenti all'incontro a Torino - i numeri contenuti devono essere riconfermati. È giusto che Fiat faccia gli investimenti, garantendo il pieno utilizzo degli impianti».

EPIFANI: INSODDISFATTO - La Cgil chiede alla Fiat di «riaprire il confronto, a partire da Pomigliano, per trovare una soluzione condivisa tra tutti». A ribadire la richiesta è stato il segretario generale Guglielmo Epifani nel corso di una conferenza stampa al termine dell'incontro sullo stabilimento di Mirafiori.
Epifani si è detto «insoddisfatto» per l'esito della riunione che si è svolta nella sede della Regione Piemonte a Torino. Ma ha assicurato che «la Cgil è disponibile a fare questo passo» per trovare una soluzione condivisa per quanto riguarda tutti gli impianti italiani del Lingotto.
«Ma chiediamo alla Fiat - ha proseguito il leader della Cgil - di fare un passo nella stessa direzione. Noi siamo pronti a risolvere i problemi nel rispetto dei contratti, delle leggi e della Costituzione. Per ora non ci sono state risposte. Spero che nelle prossime ore l'azienda rifletta con un'assunzione esplicita di responsabilità e buon senso».

SÌ DELLA CISL - «Noi diciamo a Marchionne che per la Cisl la risposta è sì. Senza se e senza ma. E questo vale anche per l'accordo su Pomigliano» ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, rispondendo all'ultimatum dell'amministratore delegato del Lingotto. «Ma - aggiunge il leader della Cisl - vogliamo che Marchionne faccia chiarezza sul fatto che le modalità dell'investimento rimarranno nel perimetro delle regole del nuovo sistema contrattuale che abbiamo costruito».

ANGELETTI: LA PRODUZIONE RESTI IN ITALIA - Per Angeletti, leader Uil, «noi oggi vogliamo riconquistare certezza e tranquillità che la produzione resti in Italia. A Mirafiori si devono fare vetture paragonabili alla «LO» o, meglio, anche di gamma più alta». Il segretario della Cgil Epifani torna anche su Pomigliano: «La cosa migliore prima di avventurarci su strade che non si sa dove possano portare è andare al confronto con la Fiom e lavorare per trovare una mediazione». Il leader della Cisl Bonanni ha invece invitato Fiat «a non perdere di vista che «Fabbrica Italia» non deve essere fatta a ’mo’ di caserma’ ma deve essere fatta in una realtà dove c’è coesione sociale, partecipazione e serenità: chi si pone fuori da questo si pone fuori da solo».

CHIAMPARINO: PIANO INSOSTENIBILE SENZA MIRAFIORI - Il piano industriale «sarebbe insostenibile se dovesse venire meno Mirafiori dal punto di vista sociale ed economico» ha detto il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, intervenendo al tavolo presso la sede della Regione.