19 aprile 2024
Aggiornato 20:00
La scalata

Domani l'udienza Antonveneta

Il Giudice Gatto valuterà se sollevare la costituzionalità del legittimo impedimento del Ministro Brancher

MILANO - Domani riprenderà il processo al ministro Aldo Brancher e alla moglie Luana Maniezzo accusati di appropriazione indebita e ricettazione in relazione a soldi avuti da Gianpiero Fiorani nell'ambito della vicenda relativa alla scalata di Bpl ad Antonveneta. Il giudice Annamaria Gatto inviterà le parti a illustrare e discutere la richiesta di rinvio in riferimento al legittimo impedimento continuativo presentata dai legali di Brancher, Filippo Dinacci e Piermaria Corso, ma con ogni probabilità si riserverà di decidere per farlo all'udienza successiva, il prossimo 5 luglio. Il giudice dovrà scegliere se mandare o meno gli atti alla Corte Costituzionale affinchè venga valutata la congruità della legge sul legittimo impedimento con la Carta, ma anche se stralciare la posizione di Brancher in attesa della scelta della Consulta, proseguendo il processo a carico della moglie.

LA VICENDA - Al centro della vicenda ci sono 420 mila euro di appropriazione indebita presi da Brancher insieme alla moglie Luana tra il dicembre e il novembre del 2003 grazie a delle plusvalenze su azioni Tim e Autostrade che secondo l'accusa vennero manovrate dai vertici della banca per favorire la coppia. Altri 600 mila euro (ricettazione) erano suddivisi secondo l'accusa in versamenti distinti: i primi 100 mila consegnati in contanti da un collaboratore di Fiorani, Donato Patrini, presso l'autogril di San Donato milanese nel 2001; 100 mila euro in contanti consegnati nel 2004 a Lodi nell'ufficio di Fiorani; altri 100 mila ricevuti a Roma nel gennaio del 2005 dopo la bocciatura del Decreto sul Risparmio presso l'ufficio di Brancher, al ministero del Welfare; e infine altri 200 mila euro consegnati ancora nell'ufficio di Fiorani a Lodi, nel marzo dello stesso anno. Per Fiorani andò così: «Nel febbraio Brancher mi disse che lui e Calderoli avevano bisogno di 200 mila euro per la campagna elettorale. Una ventina di giorni dopo i due arrivarono nel mio ufficio. Calderoli rimase seduto fuori, Brancher invece entrò e gli consegnai in una busta gialla i 200 mila euro. Io non ho assistito alla divisione dei soldi, ma notai che Calderoli era visibilmente entusiasta». Per mancanza di elementi sufficienti a sostenere l'accusa in giudizio la posizione di Calderoli venne archiviata.
I testimoni da sentire in aula sono una decina e tra questi Giampiero Fiorani che era stato citato per domani ma che aveva fatto già sapere di non poter venire.