28 marzo 2024
Aggiornato 12:30
Scalata Antonveneta

Caso Brancher, il PM: mi sento preso in giro

Fusco dice no al legittimo impedimento: «Mai opposto, ma qui non c'è ragione». Calderoli: fare il ministro è una cosa, la giustizia un'altra, giudichi lui cosa deve fare

MILANO - «Mi sento preso in giro, dalla certificazione del segretario generale della presidenza del Consiglio dei Ministri non emerge quali deleghe abbia il ministro Brancher, insomma non si sa che ministro è». Lo ha detto il pm Eugenio Fusco rispondendo ai legali che hanno ribadito la richiesta di rinvio del processo a Brancher per legittimo impedimento.

IMPEGNI IMPRECISATI - «Qui non c'è nessun legittimo impedimento, il processo si deve fare e dal 20 al 31 luglio prima delle ferie il processo bisogna farlo» ha aggiunto Fusco. Il pm ha anche spiegato che non chiede la trasmissione degli atti alla Corte costituzionale, ma nel caso il giudice Annamaria Gatto decida di rivolgersi alla Consulta, dovrà farsi carico della situazione della coimputata, la moglie di Brancher, Luana Maniezzo. In quel caso per il pm andrebbe stralciata la posizione di Brancher per celebrare il processo alla moglie del ministro.
Il processo è ripreso oggi a Milano; Brancher nella vicenda Antonveneta è imputato di concorso in appropriazione indebita e ricettazione per denaro ricevuto da Gianpaolo Fiorani, un tempo a capo della Banca Popolare di Lodi.

IL MINISTRO - Brancher teme che ci sia «qualcuno che sta manovrando il Quirinale contro di me» e fa sapere di stare «preparando una lettera di precisazioni da mandare al Quirinale» perché «quando dico che devo organizzare il ministero non intendo solo l'organizzazione materiale, ma anche tutto il lavoro che devo fare». Mentre il premier, Silvio Berlusconi, ieri ha scelto la linea del silenzio, alcuni dei deputati a lui più vicini, come Osvaldo Napoli, definiscono «irrituale sotto ogni profilo» la nota del Colle e oggi la portavoce vicaria del Pdl, Anna Maria Bernini, difende la linea del legittimo impedimento sottolineando che l'impegno di Brancher al governo è «poderoso con o senza portafoglio», ma il ministro «ha chiarito di voler combinare con le richieste della magistratura».

L'OPPOSIZIONE: SI DIMETTA - Argomentazioni che non convincono Pd e Idv che tornano a chiedere le dimissioni di Brancher leggendo in questa vicenda un segnale di debolezza da parte del governo e del Premier: «Questa stagione del berlusconismo mi fa venire in mente solo un paragone storico: Bisanzio e i suoi ultimi giorni - dice il vicesegretario Democratico, Enrico Letta -. Il premier è in stato confusionale, non capisco come la sua maggioranza possa andare avanti».

CALDEROLI - «Qualcuno sceglie per quello che è la sua responsabilità. La responsabilità penale è personale e quindi giudichi lui quello che deve fare». Così il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli replica a chi gli chiede se è opportuno che il neoministro Aldo Brancher si dimetta. «È appena stato nominato, credo che le scelte siano le sue», ha detto il ministro a margine del convegno 'Le donne della Lega si incontrano'. «Credo che il fatto di fare il ministro sia una cosa - ha aggiunto - sottoporsi a degli adempimenti della giustizia sia un'altra».
Calderoli considera «estremamente centrato il giudizio espresso ieri dal leader della Lega Umberto Bossi che ha definito l'istanza di legittimo impedimento presentata dai legali di Brancher una mossa «poco furba».
E a chi gli ha chiesto se è pentito di averlo accompagnato al Quirinale, il ministro replica: «Assolutamente no. Perché un conto è il suo ruolo politico, un conto le altre vicende. In quel momento c'era anche il presidente della Repubblica, lo chieda al presidente». Calderoli non ha voluto esprimersi sulla nota del Quirinale di ieri sull'inesistenza dei requisiti per il legittimo impedimento per Brancher: «Si figuri se un ministro può commentare quello che dice il presidente della Repubblica».