24 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Commercio estero

Calzaturiero, export trainato dai distretti toscani

Lo rivela un’analisi di Trend Calzaturiero basata sui dati Istat del primo trimestre 2010

ROMA - L’export calzaturiero riparte dai distretti di Lucca e di Santa Croce sull’Arno. Mentre faticano a risalire la china i cluster di imprese negli ambiti regionali di Veneto e Marche. Lo rivela un’analisi di Trend Calzaturiero basata sui dati Istat del primo trimestre 2010. Secondo lo studio il duetto toscano si è distinto per capacità di reazione, intercettando i primi segnali di ripresa della domanda estera.

Il distretto di Lucca, in particolare, specializzato nelle calzature di volume, ha incrementato l’export in questo primo trimestre del 40% rispetto al gennaio-marzo 2009. In pressing sui mercati esteri anche le aziende nel Pisano di Santa Croce sull’Arno (+10% il fatturato all’estero) al fianco del distretto romagnolo di Fusignano (+17%), con sviluppi positivi, inoltre, per i calzaturifici del comprensorio Napoletano (+15%) e per Lamporecchio, nel Pistoiese, dove la crescita si è tuttavia limitata a un frazionale +0,9%. Bene il Nord Barese con una progressione, anno su anno, del 21%.

Per l’insieme delle realtà distrettuali del calzaturiero - spiega ancora l’analisi - il primo trimestre 2010 ha fatto segnare, nel complesso, una riduzione dell’export del 7,4% rispetto allo stesso periodo del 2009, con il giro d’affari oltre confine sceso sotto la soglia di 1,4 miliardi di euro. Tra i big arretrano del 20% le imprese del comprensorio di Fermo, nelle Marche, e i distretti veneti di Montebelluna e del Brenta, che in termini di esportazioni hanno ceduto, rispettivamente, l’8,4% e il 4% circa. In frenata anche le aziende del Fiorentino (-8,5%) e del Veronese (-2,3%) , con esiti negativi inoltre per i distretti lombardi di Vigevano (-15,8%) e della bassa Bresciana (-10,8%).

E’ crisi conclamata intanto per il polo pugliese di Casarano, nel territorio di Lecce. In questi primi tre mesi - conclude la nota di Trend Calzaturiero - l’export ha fatto segnare una perdita secca del 60%, passando da 13,2 milioni di euro del gennaio-marzo 2009 a 5,2 milioni.