20 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Pubblico impiego | Scuola

I precari: sciopero scrutini a fine anno

«Dopo le manifestazioni non ci rimane che boicottare la burocrazia. E' in corso il più grande licenziamento di massa dell'Italia repubblicana»

ROMA - I docenti precari si dichiarano sempre più intenzionati ad aderire allo sciopero degli scrutini di fine anno, in programma tra poco più di un mese, proclamato dai Cobas come forma estrema di protesta contro i tagli attuati dal governo nel comparto scuola ed in particolare per oltre 40mila posti (25.558 docenti e 15mila Ata) che dal prossimo primo settembre verranno cancellati: all'iniziativa, che nella scuola per effetto della legge 146/1990 può essere adottata dagli insegnanti al massimo per due scrutini consecutivi, ha confermato la propria adesione il 'Coordinamento nazionale precari scuola' cui fanno capo diversi movimenti, associazioni e coordinamenti che tutelano la categoria.

«Dopo mesi di scioperi e manifestazioni di piazza di tutti i tipi, che non hanno minimamente scalfito la determinazione del governo a proseguire nella sua opera di distruzione della scuola statale - sostiene il Coordinamento dei precari attraverso un documento ufficiale emesso nelle ultime ore - siamo oggi più che mai convinti che uno degli strumenti di lotta più significativi, rimasto nelle mani dei lavoratori della scuola siano le azioni di boicottaggio della burocrazia scolastica, come lo sciopero degli scrutini».

Le lamentele dei precari si sono intensificate a seguito di quello che definiscono «il più grande licenziamento di massa dell'Italia repubblicana» e della recente «controriforma della scuola secondaria di secondo grado» che «rappresenta - scrivono - l'ultimo tassello del grande progetto berlusconiano di dequalificazione e impoverimento dell'istruzione pubblica italiana».

La protesta riguarda però anche altri provvedimenti: come «la legge 133/08, l'art. 4 della legge 169/08 e il PdL Aprea - sottolinea il coordinamento - che mirano ad estendere anche al sistema scuola una logica competitiva e aziendale, non solo introducendo i privati nei comitati tecnico-scientifici degli istituti tecnici, ma anche svilendo tutte le conquiste ottenute nel campo della ricerca pedagogica e didattica, ed annullando quella tradizione egualitaria su cui si è fondato il processo di rinnovamento democratico della scuola pubblica italiana».