28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
I vertici mondiali | FMI

Il «diario» di Tremonti

2 gli scenari economici con l'Italia che «regge». Il ministro: «G20 di Washington non di decisioni ma di riflessione»

WASHINGTON - Ha occupato tre pagine nel «diario» di Giulio Tremonti la serie di vertici economici ai massimi livelli che si è susseguita a Washington nel fine settimana a margine degli incontri primaverili del Fondo Monetario Internazionale culminata con il vertice G20. Il suo giudizio? «Io l'ho capita così: non è stato un G20 di particolari decisioni, ma più che di decisione è stato un vertice di riflessione».

Tremonti in una conferenza stampa altrettanto «riflessiva», scevra di giudizi sulla incombente crisi greca, segnala i due scenari tracciati dal capo economista del Fmi Olivier Blanchard, uno positivo l'altro negativo. «Quello positivo - ricorda - si sviluppa un po' così: siamo sopravvissuti alla crisi, e siamo passati dal vecchio al nuovo mondo. La crisi ha spostato il mondo rispetto a quello vecchio che non tornerà più anche se un mondo nuovo non necessariamente è peggiore di quello vecchio. E' cambiata la struttura dell'economia».
Cambiamenti dei quali gli agenti economici e politici devono tenere conto. La carta del mondo che viene fuori dopo la crisi «è una carta nella quale i commerci mondiali riprendono, i rischi del protezionismo sono stati superati e nella quale riprende l'attività economica a due velocità. Una parte del mondo cresce ad alta velocità e l'altra con una velocità più bassa: emerge dunque uno scenario differenziato, duale».

E questo pone dei problemi nuovi. «Un'economia che esportava nel vecchio mondo deve adattare la sua struttura per competere in un mondo un po' diverso. E' abbastanza evidente che dal lato degli Usa deve un po' aumentare il risparmio e simmetricamente devono scendere i consumi. Dal lato della Cina è l'opposto: devono scendere un po' i risparmi e spingere i consumi. Le economie più dinamiche sono in altre parti del mondo e le nostre imprese devono inseguirle e organizzarsi. Dopo la crisi guardando la carta geografica - sostiene Tremonti - dovremo riorganizzare tutto il nostro disegno dell'export. Non ci sono più i grandi squilibri che hanno causato la crisi perchè sono in pista degli osservatori e delle entità che stanno elaborando criteri e regole».

«La metà negativa dello scenario è dominata dall'ipotesi della crisi fiscale degli Stati e, se guardate l'ipotesi del Fmi, difficoltà dei debiti pubblici». Difficile dire se conclusasi una crisi se ne sia aperta un'altra o se siano due parti dello stesso fenomeno. Tremonti poche ore prima aveva mostrato alle telecamere nuove stime del Fondo secondo le quali l'Italia per tornare a un livello del debito pubblico del 60% del Pil dovrebbe apportare una correzione dei conti pubblici simile a quella della Germania e molto inferiore a quella di Francia, Inghilterra e Statin Uniti. Il ministro tornando su quelle cifre, si limita a osservare che «è molto positivo vedere sui documenti del fondo vedere che sul decennio 2010-2020 la correzione necessaria per i conti italiani è uguale a quella tedeschi. I tedeschi hanno grandi virtù, noi abbiamo dovuto fare dei vizi virtù ma alla fine il risultato è quello lì».