20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Nonostante i passi avanti

FAO: l’influenza aviaria rimane una minaccia

L'organizzazione sollecita un maggiore impegno contro il virus H5N1 e le infezioni emergenti

ROMA - Nonostante l'azione concertata a livello internazionale sia riuscita ad eliminare il virus mortale dell'influenza aviaria H5N1 dal pollame in quasi tutti i 63 paesi infettati all'apice dell'epidemia mondiale nel 2006, la malattia persiste ancora in cinque paesi e continua dunque a rappresentare una minaccia per la salute animale ed umana a livello mondiale.

Alla vigilia della Conferenza ministeriale internazionale sull'epidemia animale dell'influenza aviaria, che si aprirà lunedì prossimo ad Hanoi, il veterinario capo della FAO, Dr Juan Lubroth ha dichiarato che nonostante i notevoli risultati ottenuti contro il virus H5N1, esso è ancora radicato in Egitto, Indonesia, Bangladesh, Vietnam e Cina.

«Il controllo progressivo del virus in questi paesi rimane una priorità internazionale», ha aggiunto Lubroth. «Sebbene l'attenzione pubblica nel 2009 si sia spostata sull'epidemia d'influenza suina H1N1, il virus H5N1 continua a rappresentare una grave minaccia.

Danni per 20 miliardi di dollari - «Non dobbiamo dimenticare che il virus ha ucciso 292 esseri umani, ha costretto ad abbattere o ucciso oltre 260 milioni di volatili, ha provocato perdite economiche in tutto il mondo per circa 20 miliardi di dollari ed ha distrutto le condizioni di vita a livello di piccoli allevatori. Fino a quando sarà presente anche in un solo paese, ci sarà un rischio per la salute pubblica da prendere seriamente in considerazione».
Il ceppo H5N1 dell'influenza aviaria rimane radicato in posti dove sono presenti decine di milioni di anatre domestiche allevate all'aperto, dove esiste un'importante produzione industriale di carni bianche a fianco di mercati di volatili vivi, e dove la densità di popolazione umana, ma anche animale, è assai alta. «In presenza di situazioni di questo genere trovare soluzioni efficaci rimane una grossa sfida», ha aggiunto Lubroth.
Lubroth ha poi fatto notare come lo stesso processo di crescita economica e demografica, compresa l'intensificazione agricola che comporta, crei le condizioni per l'emergere di nuove malattie infettive, dal momento che concentrazioni sempre più grandi di animali e di esseri umani occupano delicati ecosistemi.

Rischio per gli esseri umani - «E' evidente che gli esseri umani continueranno ad essere esposti ad una varietà di virus influenzali di origine animale, anche se la gravità e le dimensioni dei focolai rimangono imprevedibili, sappiamo che ve ne sono le condizioni».
La FAO, l'OMS e OIE, (l'Organizzazione per la salute animale), le tre organizzazioni che hanno guidato l'impegno internazionale contro il virus H5N1, devono assumere un ruolo guida per cercare una soluzione definitiva al problema. Allo stesso tempo le tre agenzie dovrebbero collaborare per rafforzare le difese internazionali contro l'emergere di nuove malattie infettive, ha auspicato Lubroth.
La Conferenza ministeriale di Hanoi intende mobilitare la cooperazione internazionale contro future malattie infettive basandosi sull'esperienza fatta nella risposta all'epidemia di influenza suina A/H1N1 e di influenza aviaria H5N1.

Da una crisi all'altra - «Occorre smettere di saltellare da una situazione di crisi all'altra», ha detto Lubroth. «Dobbiamo riuscire a prevedere meglio e monitorare i fattori che provocano l'emergenza e diffondono le malattie, e stabilire una migliore gestione dei rischi».
«Dobbiamo essere in grado di affrontare i problemi alla radice prima che diventino minacce a livello regionale o di intero continente».
Oltre a discutere delle epidemie di H1N1 ed H5N1, la Conferenza di Hanoi cercherà di promuovere il Quadro strategico guidato dalle Nazioni Unite «Un mondo, una salute», creato per ridurre i rischi delle malattie infettive emergenti.