29 aprile 2024
Aggiornato 17:30
La «crisi» dei bilanci pubblici

Atene: il piano di aiuti è un passo verso la governance economica UE

Per il Ministro delle Finanze greco si tratta di un'evoluzione storica, che richiede importanti cambiamenti a livello istituzionale

ATENE - Il piano di aiuti alla Grecia, deciso in occasione dell'ultimo vertice dell'Unione europea, rappresenta «un passo verso una governance economica nella zona euro». Lo ha ritenuto il ministro delle Finanze di Atene, Giorgios Papaconstantinou, in un'intervista pubblicata oggi da un quotidiano nazionale.

«Governance economica UE» - «Senza voler anticipare le evoluzioni, credo che la decisione presa, sotto il pretesto della Grecia, sia un passo in direzione di un nuovo modello di governance economica nella zona euro (...) un'evoluzione storica», ha dichiarato Papaconstantinou a Eleftherotypia, «In questo contesto, ci si avvicina più rispetto a questo di quanto si immaginasse prima verso la creazione di meccanismi europei di sostegno degli stati membri, cosa che ovviamente richiede (...) importanti cambiamenti a livello istituzionale e decisioni prese all'unanimità in ambito Ue per cambiare il Trattato (europeo)».

Il piano autorizzato giovedì scorso a Bruxelles dopo duri negoziati è un dispositivo di prestiti di Paesi della zona euro e del Fondo monetario internazionale (Fmi), che la Grecia potrà utilizzare «in ultimo ricorso» se non riuscisse più a prendere prestiti a tassi ragionevoli sui mercati per finanziare i suoi disavanzi. Il primo ministro greco Georges Papandreou ha segnalato due giorni fa che la Grecia «avrebbe preferito una soluzione completamente europea» e ha sperato che il suo Paese non abbia necessità di ricorrere all'Fmi. Molti stati membri avevano all'inizio raccomandato una soluzione esclusivamente europea senza l'implicazione dell'Fmi, spinti soprattutto dalla Germania, affinché il meccanismo non sia interpretato dai mercati come un segnale di debolezza della zona euro. Il vertice europeo ha nuovamente fatto emergere contrasti tra gli stati membri, alcuni dei quali esprimono gravi riserve di fronte all'idea di un governo economico europeo, particolarmente cara invece alla Francia.