3 ottobre 2025
Aggiornato 08:00
Sono Puglia, Basilicata e Campania

Il Governo impugna il no al nucleare delle regioni

Ricorso contro le leggi Regionali che impediscono la costruzioni delle centrali

ROMA - E' scontro fra il Governo e tre regioni guidate dal centrosinistra sul tema del nucleare. Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha deciso di impugnare davanti alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania che impediscono la costruzione di centrali nucleari nei loro territori.

Il ministro Scajola, si legge in una nota, ha spiegato che «l'impugnativa delle tre leggi è necessaria per ragioni di diritto e di merito». «In punto di diritto - ha osservato il Ministro - le tre leggi intervengono autonomamente in una materia concorrente con lo Stato (produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) e non riconoscono l'esclusiva competenza dello Stato in materia di tutela dell'ambiente, della sicurezza interna e della concorrenza (articolo 117 comma 2 della Costituzione). Non impugnare le tre leggi avrebbe costituito un precedente pericoloso».

«Nel merito - ha aggiunto Scajola - il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del governo Berlusconi. Scajola ha quindi ricordato che «al prossimo Cdm del 10 febbraio ci sarà l'approvazione definitiva del decreto legislativo recante tra l'altro misure sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari».

Per realizzare «l'ambizioso obiettivo» del governo di produrre il 25% di energia dal nucleare servono 8-10 centrali operative nel 2030, aveva sottolineato ieri il direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale per l'energia, Nobuo Tanaka, in occasione della presentazione del rapporto 2009 per l'Italia.

L'attuale governatore della Puglia Nichi Vendola, ricandidato dal Pd, pochi giorni fa prometteva battaglia: «Saremo una barriera umana che neppure i carri armati potranno bucare». Politicamente, aveva detto, l'atteggiamento del governo è «il più brutale ritorno a un centralismo persino autoritario». Ma la Puglia «è una regione dove i cittadini non portano l'anello al naso».