28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Domani la manovra economica arriverà in aula

Finanziaria, si va verso la fiducia su testo blindato

Vegas: «Non è lista della spesa». Pd, Idv e Udc affilano le armi e annunciano battaglia in Aula se non ci sarà un cambio di rotta del governo

ROMA - La Finanziaria, dopo aver incassato ieri un contestatissimo sì in commissione Bilancio, approda domani in versione non più 'light' in Aula alla Camera. Ma, nonostante le insistenze delle opposizioni, non ci saranno più spazi di manovra: è un testo blindato che sarà approvato quasi sicuramente con un voto di fiducia la settimana prossima.

LA LISTA DELLA SPESA - A placare definitivamente gli appetiti è il viceministro all'Economia, Giuseppe Vegas, che esclude «nel modo più assoluto» la possibilità di altre modifiche sostanziali. «La Finanziaria - avverte - non è la lista della spesa perchè più roba metti nel carrello più devi pagare alla cassa». Intanto, Pd, Idv e Udc affilano le armi e annunciano battaglia in Aula se non ci sarà un cambio di rotta del governo.

INCENTIVI A GENNAIO - E mentre la manovra deve ancora concludere il suo iter parlamentare, già si pensa a un nuovo provvedimento con interventi a sostegno dell'economia. A gennaio, infatti, dovrebbe arrivare un nuovo decreto targato Scajola che proroga gli incentivi per le auto ecologiche e prevede misure a sostegno di prodotti ad alta efficienza energetica come gli elettrodomestici, agevolazioni per l'acquisto di pc, mobili e macchine utensili.

MILLEPROROGHE - Occhi puntati anche sul decretone di fine anno, il cosiddetto «Milleproroghe» che potrebbe contenere la riapertura dei termini dello scudo fiscale per i casi di rimpatrio più complicati.

Tornando alla Finanziaria, l'opposizione dopo lo scontro aperto in commissione ha dichiarato la propria disponibilità a ridurre le proprie proposte emendative per l'Aula (il termine scade domani alle 16) nel caso in cui l'esecutivo si mostrasse disponibile ad accogliere qualche richiesta. Categorica la replica di Vegas che dice sì al dialogo, ma no a una «dittatura della minoranza».