19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Intanto a sinistra l’unico problema sembra il voto della Binetti

Scontro Brunetta-Tremonti sul lavoro

Il ministro dell’Economia rispolvera il posto fisso. Quello della Funzione Pubblica replica: «E’ roba dello scorso secolo»

Di solito quando due ministri si beccano il sentimento che suscitano è di fastidio. L’impressione che se ne ricava è di galli che si litigano nel pollaio per l’affermazione del loro potere o in difesa degli interessi della propria clientela.
Sarebbe invece un errore se lo scontro a distanza fra Renato Brunetta e Giulio Tremonti fosse rubricato nella categoria dei litigi fra personalità in carenza di affermazione.

Il «Valore» del posto fisso - Il ministro Tremonti, è bene ricordarlo, ha lasciato di stucco sia ammiratori che detrattori rilanciando, a sorpresa la validità del «posto fisso».
Scontate sono state le reazioni, sia quelle a favore che le contrarie. Qualcuno ha perso tempo anche a rispolverare i trascorsi politici e le giovanili simpatie socialiste del ministro, quando faceva parte dei «Reviglio’s boys».
Veemente, come è nella sua natura, è stata la replica del ministro Brunetta, guarda caso anche lui di origini socialiste, il quale ha accusato Tremonti di essersi lasciato abbagliare dai languidi e nostalgici bagliori che provengono dal secolo passato.

Si apra un dibattito - Giulio Tremonti è il ministro dell’economia della settima potenza mondiale. Sicuramente non avrà parlato a caso, o trascinato dai ricordi del bel tempo antico. Ha invece aperto un dibattito sul quale ci sarà sicuramente molto da discutere nelle prossime settimane. Quindi è prematuro lanciarsi in giudizi su un argomento che richiede un’attenta riflessione.
In questa sede ci preme invece sottolineare che finalmente due esponenti del governo non vengono colti a beccarsi su questioni di bottega, m su un tema che sta a cuore a milioni di italiani.

Declino del capitalismo? - Certamente se ci sofferma a considerare la posizione, le condizioni di vita, sia psicologiche che economiche di quei 3 milioni e seicentomila lavoratori instabili sparpagliati su tutto il territorio italiano si comprendono bene le ragioni che hanno spinto Tremonti a riaprire il capitolo «posto fisso».
Anche se va detto che il ministro non sarebbe in grado oggi di rispondere a chi, a botta calda, ha rispedito al mittente le sue parole dicendogli : «perché non li fai assumere tu?» .
Anche Brunetta, se si sfronda l’abituale impeto con il quale affronta gli argomenti, arriva a conclusioni opposte a quelle di Tremonti partendo, però, dallo stesso assunto, e cioè dal declino del capitalismo.
E’ un declino che il ministro della Funzione Pubblica, differenza di Tremonti, vuole osteggiare imbracciando con una mano l’ accetta della flessibilità estrema e con l’altra la modernizzazione, e le promesse dell’innovazione e della rete: «Bisogna provare, anche semi rendo conto di essere un po’ utopista, ad adattare le regole del mercato del lavoro a quelle della rete, perché è questa la novità di quest’epoca. La novità è Internet,è l’intelligenza che produce senza capitali», ha spiegato Brunetta.

Che Tremonti non abbia la stessa fiducia nelle capacità salvifiche delle nuove tecnologie lo ha ampiamente documentato nella sua teoria sul «mercatismo».
Non sono idee che professa da oggi. Sono solo idee che oggi stanno prendendo piede, tanto che il governo cinese ha invitato il ministro italiano ad andarle ad esporre a Pechino.
Che Tremonti lavori su un’alternativa culturale lo stanno inoltre a testimoniare gli attacchi ripetuti all’agire delle banche, il pugno di ferro adottato contro i forzieri svizzeri, la stessa istituzione della Banca del Sud che inevitabilmente rimanda, nel bene o nel male, all’intervento dello Stato nell’economia.
Ma ripetiamo, non è ad una semplice affermazione che si possono affidare le speranze di una svolta.

I «problemi» del PD - E’ giusto invece rimarcare che è positivo vedere due ministri che discutono, o si scontrano, su un problema concreto, centrale come quello del lavoro e del destino dei lavoratori.
E’ una constatazione che inoltre si contrappone a quella suscitata dal dibattito a sinistra, principalmente incentrato sulle prossime scelte di voto della deputata teodem del Pd, Paola Binetti.
Vorremmo consigliare agli esponenti del Pd di riprendere anche il tema dei «Dico»se vogliono restare nel concreto e nei problemi che stanno a cuore degli italiani e dei loro elettori. E se proprio stanno a corto di interessi vivi resta sempre da sviscerare l’eterno interrogativo sul sesso degli angeli.