Ellarme Uil: detenuti a quota 64.463, posti per 43.218
Il 22 settembre manifestazione in piazza Montecitorio a Roma
ROMA - Alle 17 di venerdì negli istituti di pena italiani erano rinchiusi 64.463 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare massima pari a 43.218 posti. Un surplus di 21.218 detenuti che innalza la media nazionale del sovraffollamento a circa il 49%: in tutte le regioni è stata superata la soglia della capienza massima regolamentare dei detenuti, mentre le unità della polizia penitenziaria sono 38.531, a fronte di un organico previsto di circa 43mila, di cui solo 35.325 impiegate all'interno degli istituti penitenziari.
E' l'allarme lanciato dalla Uil Pa Penitenziari che per il 22 settembre ha organizzato a Roma, in piazza Montecitorio, una manifestazione nazionale per portare all'attenzione pubblica «lo stato assoluto di emergenzialità in cui versano i penitenziari».
«Si tratta di una rilevazione aggiornata - spiega il segretario generale Eugenio Sarno - della distribuzione territoriale delle risorse umane, delle presenze detentive nelle realtà territoriali, delle presenze degli stranieri, delle posizioni giuridiche e sui reati ascritti ai detenuti, sulle morti in carcere, sui bambini in età inferiore a tre anni detenuti con le proprie madri».
Oltre al sovraffollamento, emerge anche un quadro preoccupante relativo alle dotazioni organiche del personale di polizia penitenziaria e del suo impiego. «A parte il clamoroso dato che sono ben 3.206 le unità sottratte agli istituti per essere impiegate in strutture imprecisate - denuncia Sarno - ciò che più risalta e preoccupa è che nelle regioni dove maggiormente insistono condizioni di sovraffollamento si registrano le punte più avanzate delle deficienze organiche della polizia penitenziaria».
E' il caso dell'Emilia Romagna (2.222 i detenuti in sovrannumero, pari al 92% di sovraffollamento e una deficienza organica di 471 unità di polizia penitenziaria), della Lombardia (3.136 detenuti in sovrannumero, 56% sovraffollamento e una carenza organica di 1.123 unità), del Triveneto (1.668 detenuti in più, 62% sovraffollamento e 560 unità in meno). Non meno complicate le situazioni di Toscana, Liguria e Piemonte. Il Lazio rappresenta un caso endemico, il vero bubbone. Pur avendo circa 2.000 unità in più rispetto agli organici previsti, negli istituti laziali la carenza di personale è evidente. «Ma basta girare per il Dap - dice Sarno - per il Ministero di Via Arenula o in altri palazzi del potere per rendersi conto degli inutili sprechi che sono un vero insulto alle sofferenze di chi opera in prima linea nelle sezioni» .
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