20 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Economia. Workshop Ambrosetti

Polverini (Ugl): «Monito Napolitano non resti inascoltato»

«L’occupazione richiede ancora molta attenzione. L’autunno ci dirà effettivamente quante e quali aziende riprenderanno l’attività»

ROMA - «Il monito del presidente Napolitano sulla crisi non resti inascoltato». Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Renata Polverini.
«L’occupazione richiede ancora molta attenzione. L’autunno ci dirà effettivamente quante e quali aziende riprenderanno l’attività. Tante sono le crisi aziendali sulle quali siamo impegnati ai tavoli di trattativa per scongiurare chiusure e messa in mobilità dei lavoratori».

«E’ stato fatto uno sforzo significativo per assicurare risorse adeguate per gli ammortizzatori sociali, accompagnato anche da misure per incoraggiare le imprese a tenere i lavoratori ancorati al posto di lavoro, evitare licenziamenti e frenare abusi nel ricorso alla cig. Ma l’uscita dalla crisi sarà lenta, si teme il rischio di ulteriori strascichi sui livelli occupazionali e ciò impone uno sforzo in più attraverso un piano di sostegno ai redditi, da lavoro e da pensione, per rimettere in moto il mercato interno».

«Se si riattivano i consumi, consentendo alle famiglie di spendere – continua - ne beneficeranno anche le imprese in termini di produzione e a vantaggio anche dei livelli occupazionali. L’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni non è più rinviabile e passa necessariamente per una riduzione delle tasse che non si limiti a più detrazioni e deduzioni, ma si traduca in una svolta fiscale che premi la famiglia e non il reddito individuale. Il quoziente familiare è nel programma di governo, non contrasta con il federalismo fiscale e garantirebbe una più equa distribuzione della ricchezza».

Per Polverini, infine, «l’Ugl condivide e sostiene l’appello del Capo dello Stato perchè si definiscano nuove regole e si faccia in modo che non si torni a vecchi comportamenti causa della tempesta finanziaria ed economica che ci ha colpito. Il tema delle regole, su cui più volte abbiamo sollecitato il governo, non è secondario e chiama in causa quel sistema finanziario e creditizio da cui la crisi ha avuto origine e che, guardando alle banche, può e deve contribuire di più per uscirne e non ripetere in futuro gli stessi errori».