27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Forum Ambrosetti

Tremonti: Sviluppo, serve ministro. Imitare la Germania? Da bambini

«La politica industriale la fa tutta il governo. Non c'è emergenza, ora le riforme». Marcegaglia: «Nuovo patto sociale»

CERNOBBIO - Un dibattito meno superficiale sulla necessità di un nuovo ministro dello Sviluppo, necessario almeno come una nuova politica industriale. Lo chiede il ministro dell'Economia che, durante il suo intervento al workshop Ambrosetti ieri non ha risparmiato una frecciata al governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, che aveva citato la Germania a modello di riferimento per superare la crisi.
Sempre da Cernobbio Emma Marcegaglia attacca invece il Governo perchè non mostra «una visione e una volontà» di puntare sulla crescita economica. «Ci sono alcune iniziative, ma sono spot: non c'è una visione e una volontà di lavorare su tutti i punti che riguardano la crescita», afferma la presidente di Confindustria.

TREMONTI - In Italia «serve una politica industriale» e un «nuovo ministro» per lo Sviluppo economico, ha affermato Tremonti da Cernobbio. La nomina di un nuovo ministro dello Sviluppo economico è ovviamente necessaria, ha spiegato Tremonti, così come servirebbe una politica industriale condivisa dalle forze politiche e sociali del paese, con la stessa serietà e lungimiranza con cui si fecero le politiche industriali degli anni 70. Ma il dibattito su questi temi - ha criticato il titolare dell'Economia - al momento è un po' «superficiale» e «discutibile».
Starei fuori da tutte le discussioni - ha sottolineato il ministro - che, oggettivamente, trovo a volte anche un po' discutibili, tipo 'serve una politica industriale'. L'ultima volta che è stata fatta una politica industriale negli anni 70 - ha spiegato - si fecero schede di politica, si decretò maturo il settore della moda e dell'arredamento, per dire la lungimiranza della pianificazione industriale». Si dice 'serve un ministro' - ha aggiunto Tremonti - e naturalmente è necessario un ministro. Ma quando c'era il ministro si diceva che mancava una politica industriale».
Io inviterei - ha concluso il responsabile dell'Economia - a essere un po' meno dialettici e meno superficiali in queste discussioni. Serve un ministro, ma se anche c'è un ministro, quella che dovrebbe essere la Nrp italiana la dovrebbe fare tutto il governo, tutto il Parlamento, tutto il paese».

IL MODELLO GERMANIA - Poi la critica al numero uno di Bankitalia. Dire 'facciamo come la Germania', mi sembra veramente una roba da bambini», ha detto il ministro dell'Economia Tremonti durante il suo intervento commentando, senza citarlo, le recenti parole del governatore Mario Draghi sul modello tedesco da assumere come riferimento per superare la crisi. Si dice anche, ha aggiunto, «non facciamo più come l'Inghilterra, e quando mai - si è chiesto non senza ironia - abbiamo fatto come l'Inghilterra?».
Più tardi Tremonti ha precisato il suo intervento, spiegando di aver fatto un riferimento senza polemiche al dibattito degli ultimi giorni sul modello tedesco.
«Nessun attacco e nessuna allusione - ha detto il ministro lasciando il workshop - ma semplicemente un richiamo alla realtà e al buon senso. Quasi dappertutto in Italia la Germania c'è già e non c'è più tempo nè spazio per la polemica e la personalizzazione».

MARCEGAGLIA: PATTO SOCIALE - Critica verso l'esecutivo è invece Emma Marcegaglia, che attacca il Governo perchè non mostra «una visione e una volontà» di puntare sulla crescita economica. «Ci sono alcune iniziative, ma sono spot: non c'è una visione e una volontà di lavorare su tutti i punti che riguardano la crescita», afferma la presidente di Confindustria. «Chiediamo - ha aggiunto - che al primo punto per la verifica di maggioranza ci sia la crescita. E' essenziale concentrarsi su questo, stiamo crescendo troppo poco».
E' arrivato il momento di «fare un nuovo patto sociale» per aumentare salari e produttività, ha sottolineato poi il presidente di Confindustria, secondo cui questo «significa migliorare la produttività, la capacità delle imprese di stare sul mercato, e aumentare i salari facendo partecipare i lavoratori ai risultati aziendali».
Questo è il nuovo patto sociale - ha aggiunto il numero uno degli industriali - e con la riforma degli assetti contrattuali del 2009 abbiamo tracciato la strada, ora si tratta di percorrerla». L'obiettivo è «aumentare i salari, se però uniti a una maggiore produttività in azienda. Non basta - ha concluso la Marcegaglia - lavorare sul contratto nazionale, le realtà sono diverse: bisogna lavorare azienda per azienda».