28 marzo 2024
Aggiornato 13:00

Cassazione: Medico malato va in moto? Può essere licenziato

«Dimostra scarsa attenzione ai doveri di cura»

ROMA - Il dipendente in malattia non può andarsene in giro in moto. E se lo fa è giusto licenziarlo perché dimostra «scarsa attenzione alla propria salute». Anche se si tratta di un medico e la sua malattia non impedisce, in teoria, di adoperare un mezzo a due ruote. Con una sentenza che ha ribaltato la decisione di merito dei giudici di Napoli, la Cassazione ha accolto il ricorso di una casa di cura partenopea che aveva licenziato un medico, dipendente part-time, che durante un periodo di malattia adoperava la motocicletta per andare prima al mare e poi a dirigere un altro centro sanitario privato.

Il medico motociclista era in malattia per una artrosi dell'anca ed era stato licenziato perché la casa di cura Clinic Center di Napoli, dove prestava servizio in geriatria, gli aveva contestato che il suo comportamento «comprometteva la guarigione» e dunque causava un danno all'azienda.

Al contrario, il dipendente sosteneva che i bagni di mare erano finalizzati al recupero funzionale. Una tesi sostanzialmente condivisa dalla Corte d'appello napoletana. I giudici avevano ammesso che effettivamente andare a fare un bagno non fosse «in contrasto con gli obblighi di cura e riposo in modo da compromettere la guarigione». Di diverso avviso i giudici della sezione lavoro della Cassazione che, con la sentenza 9474, hanno annullato con rinvio la decisione di secondo grado. Il nuovo processo che risolverà la questione dovrà però tenere conto delle osservazioni della Suprema Corte. Se è vero che in assoluto non si può sostenere che un bagno a mare comprometta la guarigione di un'artrosi all'anca, ha riconosciuto la Cassazione, e che in astratto non può essere contestato il secondo lavoro ad un dipendente part-time, nel caso concreto le cose vanno valutate diversamente.

Anzitutto, dice la Corte, il fatto che il medico in malattia per il Clinic Center continuasse invece a lavorare per un'altra azienda dimostra che «lo stato di malattia non è assoluto» e pertanto «l'espletamento di un'altra attività costituisce violazione dei doveri contrattuali di correttezza e buona fede». Per non parlare poi degli spostamenti con la moto: un comportamento che «denota una scarsa attenzione ai doveri di cura» e che di fatto ritarda la guarigione. Insomma, se l'azienda deve rispettare il diritto alla malattia, il lavoratore ha il dovere di curarsi come si deve.