12 ottobre 2025
Aggiornato 08:00

Prosegue forte calo Pil, ma segni frenata della recessione

Bankitalia: «Forte impatto crisi su conti pubblici e su occupazione»

ROMA - Non si ferma il forte calo del Pil, sempre negativo nei primi tre mesi del 2009, ma all'orizzonte si intravedono segnali di «allentamento» della recessione. La crisi comunque per ora resta pesante e si fa sentire anche sui conti pubblici così come sul rallentamento del credito e della raccolta delle banche. Ma per quanto riguarda l'inflazione, non c'è rischio deflazione. E' l'analisi dell'ultimo Bollettino della Banca d'Italia che richiama l'attenzione anche sull'impatto della crisi sul mondo del lavoro: a pagare di più sono i contratti a termine.

Gli indicatori congiunturali disponibili prefigurano - spiega Bankitalia - anche per il primo trimestre dell'anno un pronunciato calo dell'attività economica, il quarto consecutivo, dell'ordine di quello registrato nello scorcio del 2008. Del resto pesa la flessione marcata del quarto trimestre del 2008: il prodotto è diminuito dell'1,9% sul periodo precedente, il calo più forte dalla recessione del 1974-75. Gli analisti intervistati a metà marzo da Consensus Forecasts si attendono per l'Italia una contrazione media del Pil del 2,8% nel 2009 (con rischi al ribasso) e una crescita appena positiva (+0,3%) nel 2010. Eppure si intravedono, si legge nel Bollettino, «alcuni segnali prospettici di allentamento della forza della recessione, pur se ancora non tali da prefigurare un arresto della caduta produttiva».

Sul fronte delle imprese, prosegue la caduta della produzione industriale e la maggioranza dei settori industriali è in difficoltà. I giudizi degli imprenditori restano pessimisti sul 2009. Diverso il discorso per il settore auto, che dopo aver subito uno dei colpi più forti dalla crisi, «potrebbe registrare un parziale recupero nei prossimi mesi, grazie all'avvio degli incentivi per l'acquisto di autoveicoli ecologici (da metà febbraio e per tutto l'anno in corso), all'origine della crescita delle immatricolazioni a partire da febbraio e del forte incremento dei nuovi ordini presso i concessionari».

Quadro a tinte fosche per i conti pubblici italiani che mostrano un deciso peggioramento: la crisi ha «fortemente» rallentato la dinamica delle entrate, la spesa primaria corrente è cresciuta a un tasso superiore a quello medio del biennio precedente e il rapporto tra debito pubblico e Pil è aumentato, tornando ai livelli del 2005. «L'azione discrezionale di sostegno alla domanda aggregata iniziata alla fine del 2008 - ricorda Palazzo Koch - trova un vincolo nell'elevato debito pubblico».

La Banca d'Italia rassicura invece sul fronte dei prezzi: l'inflazione continuerà a calare fino all'estate ma non si corre il rischio di deflazione. Le attese degli analisti censite, a marzo, da Consensus Forecasts escludono il rischio deflazione e stimano l'inflazione 2009 all0 0,9% e quella 2010 in risalita all'1,6%.estate. La fase di decelerazione dei prezzi si sta gradualmente estendendo - si legge nel Bollettino - anche alle componenti di fondo, al consumo e alla produzione.

Passando agli istituti di credito, nel 2008 la redditività dei maggiori gruppi bancari italiani, «pur restando mediamente positiva», ha registrato un «forte peggioramento». Al netto delle componenti di reddito non ricorrenti, gli utili si sono ridotti di circa un terzo rispetto al 2007; il rendimento del capitale e delle riserve è diminuito di 4 punti, al 7% circa. Sebbene «rilevante», la crescita del margine d'interesse, secondo la Banca d'Italia, «non è stata tale da compensare la flessione delle commissioni e le perdite connesse con la crisi».

Il credito inoltre ha rallentato in tutti i settori di attività economica del nostro Paese. A febbraio i prestiti bancari continuano a rallentare per l'indebolirsi della domanda e, nel caso del credito alle imprese, anche per restrizione dell'offerta. La qualità del credito risente del peggioramento congiunturale. Rallenta anche la raccolta e prosegue il calo dei tassi bancari.

Infine il faro di Palazzo Koch sul mondo del lavoro che rileva un «progressivo deterioramento» nel quarto trimestre del 2008 con un calo del numero degli occupati che conferma un trend iniziato nell'estate dello scorso anno. I costi maggiori della crisi, si spiega, ricadono sui contratti a termine (diminuiti nel periodo in esame dell'1,2% ossia -27mila unità), i salari cresceranno meno, ma l'incremento resterà sopra il tasso d'inflazione. I risultati di un'indagine Banca d'Italia-Il Sole24Ore evidenziano che circa un terzo delle imprese prevede di ridurre il numero degli addetti nel successivo trimestre. Tra queste il 70% non rinnoverà i contratti a termine o ridurrà gli orari di lavoro, anche attraverso la cassa integrazione, mentre il 90% bloccherà le assunzioni e il turnover.