18 aprile 2024
Aggiornato 17:00

Zaia inaugura Vinitaly e brinda al vino italiano

«Riaffermerà la vitalità del nostro patrimonio vitivinicolo e i suoi capisaldi: le tradizioni regionali e l’innovazione»

«Il Vinitaly è la prima manifestazione espositiva mondiale del settore. Sono certo che supererà la precedente edizione, per numero di partecipanti e di espositori, per volume d’affari e ritorno di immagine. Il Vinitaly 2009 riaffermerà la vitalità del nostro patrimonio vitivinicolo e i suoi capisaldi: le tradizioni regionali e l’innovazione».
Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha inaugurato a Verona la 43esima edizione del Vinitaly, occasione ideale per fare il punto su uno dei settori di maggior successo dell’agroalimentare italiano di qualità.

«L’Italia – ha detto Zaia è stata negli ultimi cinque anni il secondo produttore mondiale di vino, ma nel 2008, secondo le ultime stime dell’OIV, ha conquistato il primo posto fra i produttori mondiali: è primo Paese esportatore in volume, con una quota del 19%, e secondo Paese esportatore in valore dietro la Francia».
In particolare, su un totale di 1.678.756 aziende agricole italiane, sono 505.825 quelle che coltivano vite da vino e, di queste, il 25% produce uve DOC o DOCG.
Il valore della produzione vitivinicola italiana a prezzi di base è di 3,1 Mld di euro, pari al 7% del valore della produzione agricola complessiva.

Sul totale della produzione di vino, l’incidenza del vino da tavola, prodotto più al Sud, va riducendosi a vantaggio dei vini di qualità, passando dal 41% del 2006 al 36% del 2007. «Gli italiani amano il buon bere e la passione e la sapienza dei nostri vitivinicoltori hanno conquistato i consumatori di tutto il mondo». Anche nel settore della spumantistica. Tra champagne e spumanti, «il mio cuore batte per l’agricoltura italiana – ha aggiunto Zaia – e le bollicine di spumanti e prosecchi regalano emozioni in ogni angolo del pianeta: ognuno di questi vini accompagna chi li sceglie in un viaggio fino al luogo dove sono stati prodotti. Un bicchiere di Prosecco, ad esempio,guida chi lo gusta fino alle colline della Marca».

La superficie italiana investita ad uva da vino è pari a 700.076 ettari, ai quali vanno aggiunti 70.519 ettari per uva da tavola. Il 45% del totale serve a produrre VQPRD ed il restante 55% vini da tavola e ad indicazione geografica. La produzione di uva da vino è pari a 6 milioni di tonnellate (dato 2007), con una resa media nazionale di 9t/ha, sostenuta dall’alto livello di produttività delle zone nel Nord Est della penisola (14 t/ha).
La distribuzione regionale dei volumi prodotti vede al primo posto il Veneto, con 7,8 milioni di ettolitri (18%), seguito da Emilia Romagna (15%), Puglia (13%) e Sicilia (11%).

Dal Sud proviene il 37% dei vini nel complesso, ma solo il 18% di quelli a denominazione d’origine.
«Vantiamo - ha detto ancora il Ministro - 41 DOCG, 316 DOC e 120 IGT: in tutto 477 prodotti a denominazione che sono sinonimo di grande qualità e sicurezza. La crisi economica in corso coinvolgerà anche questo settore dell’economia, come tutti gli altri, ma il comparto vitivinicolo italiano ha fondamenta solide anche fuori dai confini nazionali, entro i quali il fatturato dell’industria vinicola è pari a 10,9 Mld di euro, cioè il 9,6% dell’intero fatturato dell’industria agroalimentare. Il settore del vino si classifica così al 2° posto dopo quello lattiero caseario. E l’Italia si conferma il 1° esportatore di vino per volumi; le esportazioni di vino hanno un andamento positivo da oltre vent’anni ed hanno retto bene anche l’impatto della continua rivalutazione dell’euro. Nel 2008 – ha aggiunto Zaia - c’è stata una battuta d’arresto delle esportazioni italiane, che hanno registrato un -7% a fronte però di un incremento in valore pari al +1,7%. Il 45% del vino esportato è assorbito fuori dai confini UE e, di questa percentuale, il 30% è destinato al Nord America. Crescono le esportazioni di vino italiano anche nei paesi emergenti dell’Europa dell’Est, dell’Asia e dell’Estremo Oriente».
In particolare, in valore, il 22% delle esportazioni di vino è diretto verso gli Stati Uniti, il 22% verso la Germania, il 14% verso il Regno Unito, il 6% verso la Svizzera, un altro 6% verso il Canada ed il 3% verso il Giappone.
I vini contribuiscono alla bilancia commerciale italiana con un saldo positivo di oltre 3 Mld di euro: l’export ha un valore di 3,6 Mld di euro a fronte di importazioni per 326 Mln di euro.

Il 34% del valore dell’export è fornito dai vini DOC (per 1,2 Mld di euro/anno); il 45% dai vini da tavola e l’11% dai vini spumanti.
Il settore del vino si conferma quindi fondamentale per lo sviluppo futuro dell’agroalimentare italiano. Ed anche per questo, le attività di controllo del settore, sin dall’insediamento del Ministro Zaia circa un anno fa, è stata severa, puntuale e capillare su tutto il territorio nazionale.
Nel 2008 e nei primi mesi del 2009, l’Istituto Nazionale Controllo Qualità dei prodotti agroalimentari ha effettuato 12.091 controlli su 8.334 ditte vitivinicole, il 19% delle quali (1.600) ha presentato delle irregolarità.
Di 25.289 prodotti controllati ed analizzati, il 10% è risultato irregolare e 445 prodotti sono stati sequestrati per un valore pari a 173,4 milioni di euro.
Il 94% del valore del sequestro afferisce alla Toscana, il 4% alla Puglia e l’1% al Piemonte.
L’11% delle irregolarità riscontrate riguarda le uve fresche, il 72% il vino (21% l’IGT, 22% il DOC e l’8% il DOCG).