29 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Domanda in calo e prezzi “fermi”

8 marzo: il maltempo ritarda e “taglia” la produzione di mimosa

La Cia evidenzia una flessione produttiva del 30 per cento dovuta alle cattive condizioni climatiche. Le quotazioni sui campi non subiscono evidenti rialzi

Il maltempo fa sentire gli effetti anche sulla produzione simbolo della Festa della donna: la mimosa. Le avverse condizioni climatiche delle scorse settimane hanno, infatti, determinato un calo produttivo ed un significativo ritardo nella fioritura, provocando una immissione sul mercato di circa il 30 per cento in meno di prodotto rispetto all’anno scorso. E’ quanto sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori.

In questi giorni saranno, comunque, circa 500 le tonnellate di mimosa -rileva la Cia- che saranno oggetto di contrattazione e movimentate sul mercato di Sanremo -che assicura il 95 per cento della produzione nazionale di mimosa- e nel suo comprensorio.
La produzione, ottenuta su circa 300 ettari di superficie, rappresenta un giro d’affari alla produzione stimato attorno ai 2,5 milioni di euro. Il prezzo pagato al produttore varia dai 4,5 ai 7 euro Kg, corrispondente a circa 0,20-0,35 euro a stelo, lievemente superiore al prezzo spuntato lo scorso anno. Al consumo, quindi, non dovrebbero aversi rincari che appaiono del tutto ingiustificati.

Domanda «stanca» - Lo scarso incremento di prezzo, a fronte di un cosi significativo calo produttivo, testimonia una domanda piuttosto «stanca», determinata -avverte la Cia- sia da una riduzione dei consumi a causa della condizione complessiva dell’economia, sia dal fatto, «curioso» ma incidente, che quest’anno la Festa dell’8 marzo coincide con la domenica, sottraendo così una fetta significativa di consumo prodotta dagli omaggi sui luoghi di lavoro.

La mimosa - sottolinea la Cia - si conferma prodotto particolarissimo, che assume valore commerciale esclusivamente in occasione dell’8 marzo, per crollare nelle quotazioni già dal giorno successivo. Una campagna sicuramente non brillante per i produttori floricoli che vedono aggiungersi un ulteriore risultato non positivo ad una condizione generale di domanda statica e prezzi alla produzione generalmente bassi.
La mimosa venne introdotta dal Sud America e dall’Australia in Europa all’inizio del 1800. La pianta -ricorda la Cia- si è adattata subito al clima temperato del nostro Paese, specialmente in regioni come la Liguria, dove vi è la massima concentrazione nazionale della produzione. Produzione che è pari a oltre 125 milioni di steli, mentre le imprese impegnate sono circa 2.000.

La mimosa -sostiene la Cia- divenne il simbolo della Festa della donna solo alla fine della seconda guerra mondiale. All’epoca si cercava un fiore che potesse contraddistinguere e simboleggiare la giornata delle donne. E furono proprio le donne italiane a trovare nelle palline morbide e accese, che costituiscono la profumata mimosa, il simbolo della loro festa. Inoltre, questi fiori hanno il gran vantaggio di fiorire proprio nel periodo dell’8 marzo e di non essere troppo costosi.
La pianta di mimosa è un’Acacia dealbata, un arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che può raggiungere anche grandezze considerevoli, in particolare nella Colombia. Le foglie sono composte da tante foglioline poste perpendicolarmente alla nervatura principale. Alcune varietà non presentano le classiche foglie, ma hanno delle foglie trasformate, che sono come dei rametti appiattiti, chiamati filladi.
L’infiorescenza -conclude la Cia- è composta da un insieme di capolini globosi da cui si dipartono numerosi stami. La grande quantità di fiori conferisce a questa pianta un fascino del tutto particolare.