Basta parole serve manovra di contrasto
Camusso (Cgil): “Ottimismo è immaginare come uscire dalla crisi
ROMA – «Non servono le parole ma c’è bisogno di una vera manovra di contrasto». È la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso, ad affermarlo in merito ai dati diffusi oggi dall’Istat su fatturato e ordinativi dell'industria. «Si smettano i panni dell’ottimismo contro la ragione - aggiunge - e si affronti concretamente il tema del credito per gli investimenti e degli incentivi alla ricerca, introducendo nuovi criteri e processi di innovazione».
Critiche UE al piano incentivi - Quanto alle critiche avanzate dalla Commissione Ue al piano di incentivi del governo italiano, la dirigente sindacale ricorda come ieri «la Fiat ha annunciato la diminuzione della Cassa integrazione ordinaria in alcuni stabilimenti, come effetto di uno sblocco parziale del mercato dopo che la spirale di annunci senza provvedimenti del governo lo avevano condotto alla paralisi totale. A questa notizia - continua -, comunque positiva e speriamo non solo temporanea, segue l'interrogarsi della Comunità europea sulle caratteristiche del decreto». Per Camusso «il limite vero» del pacchetto italiano, «confermato dai dati sul fatturato e sugli ordinativi, è quello di essere un provvedimento limitato e che non agisce concretamente sulla domanda, rispetto ad un crollo del fatturato che riguarda tutti i settori dei beni semidurevoli, di consumo e strumentali».
Immaginare come far uscire il paese dalla crisi - Secondo la segretaria confederale Cgil, «il vero ottimismo è quello di immaginare come far uscire il paese dalla crisi con un sistema produttivo più innovato e non più debole e povero. Inoltre, la diffusione della crisi e la sua trasversalità - spiega - ci dice che la risposta non può essere la moltiplicazione degli incentivi per ogni singolo prodotto, ma il tema dell'incremento dei redditi di una fascia ampia della popolazione, fatta da lavoratori dipendenti e pensionati, anche con forme di solidarietà da parte dei redditi più alti». Secondo questa via, conclude Camusso, «si eviterebbero censure da parte della comunità europea».