19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Incontro con i Prefetti lombardi

Considerazioni e proposte in merito al comparto lattiero-caseario e alle quote latte

Il settore lattiero-caseario: colonna portante dell’economia agroalimentare lombarda

I problemi di mercato - In questo settore sicuramente incidono variabili economico-commerciali, ma anche la questione quote latte (sia per i problemi derivati dalla gestione del regime comunitario sino ad oggi, sia per quelli posti dalle recenti decisioni comunitarie nell’ambito dell’Health Check della PAC), che comunque poi si intrecciano strettamente determinando effetti nefasti sui prezzi alla stalla, mentre si assiste sempre all’ampliarsi della forbice con i prezzi al consumo.

L’attuale situazione dei prezzi di mercato alla stalla, in parallelo agli alti costi di produzione, risulta insostenibile per le imprese agricole.

Urgono, quindi, azioni concrete per salvaguardarne il futuro.

Si dovrà affrontare, ad esempio, la questione relativa alle principali produzioni DOP del settore : Grana Padano e Parmigiano Reggiano in primis.

E’ necessaria una approfondita analisi sulla reale operatività ed efficienza livello dei Consorzi di Tutela di tali DOP perchè non è possibile che tali produzioni continuino a rappresentare la fonte dei principali problemi, delle maggiori difficoltà alla definizione di un prezzo del latte in grado di remunerare adeguatamente le nostre imprese e la grande qualità del nostro latte.

La questione quote latte
Coldiretti Lombardia ribadisce che l’intero settore lattiero-caseario deve essere finalmente portato a trasparenza completa. Ogni componente della filiera, compreso il consumatore finale, deve poter agire in modo concreto e coordinato nel pieno rispetto delle regole legislative ed amministrative in materia di quote latte per assicurare un futuro di competitività sia alle imprese di produzione che a quelle di trasformazione e distribuzione, puntando nello stesso tempo a garantire al consumatore finale prodotti sicuri e di grande qualità. Ogni componente della filiera, quindi, deve assumersi le proprie responsabilità.

Coldiretti Lombardia, coerentemente con le posizioni sempre assunte in passato, anche direttamente con azioni sul piano legale e giudiziario, ritiene essenziale la tutela di tutti i produttori che fino ad oggi hanno affrontato pesanti sacrifici per lavorare nel rispetto delle regole e che non possono essere messi fuori mercato dai pochi che – premeditatamente e volontariamente – hanno disatteso ed in alcuni casi ancora disattendono le regole dando origine ad una vera e propria competizione sleale.

Naturalmente è necessario il massimo impegno di tutte le competenti Istituzioni per assicurare il rispetto della legalità ed evitare enormi danni a tutta l’agricoltura italiana, ma più in generale all’intera economia del nostro Paese. Finché vi sarà il regime quote, finché vi sarà la Legge 119, nessuno dovrà più permettersi di non rispettarli.

E proprio sul futuro del regime quote sono necessarie alcune considerazioni.

A nostro avviso in Italia – e quindi anche in Regione Lombardia – non sussistono le condizioni agronomiche, ambientali, sanitarie ed economico-commerciali necessarie affinché la zootecnia da latte possa confrontarsi con uno scenario europeo ed internazionale in un contesto di «liberalizzazione di mercato», in cui cioè dovrà competere solo sul piano dei prezzi e dei costi di produzione.

Infatti i noti vincoli agronomici del nostro Paese, le rigide normative ambientali (in primis l’applicazione della Direttiva Nitrati) e tutte le questioni legate agli aspetti sanitari,  i costi di produzione, sensibilmente più elevati rispetto alla media europea, porrebbero la zootecnia da latte italiana in netto svantaggio rispetto alle altre realtà europee ed internazionali, tanto più nell’ipotesi di una «liberalizzazione» sul fronte delle assegnazioni produttive.

Per Coldiretti Lombardia la vera competitività della zootecnia italiana e lombarda è invece legata ad un contesto ove i riferimenti per le imprese siano individuati nella qualità delle produzioni, nell’imprescindibile legame con il territorio, nella trasformazione in formaggi DOP e tradizionali, nel rapporto sempre più diretto con il consumatore finale (filiera corta). Tutto ciò acquista ancora più rilievo se si prendono in considerazione le aree montane e svantaggiate del Paese, di cui va riconosciuta la valenza non solo economica ma anche sociale ed ambientale.

Politicamente, quindi, a nostro avviso l’Italia dovrebbe sostenere a livello comunitario la necessità di garantire che il regime quote latte resti in vigore non solo sino alla campagna produttiva 2014/2015, ma anche successivamente a tale data.

Il decreto sulle quote latte e le proposte di Coldiretti
In merito alle recenti decisioni comunitarie circa le nuove assegnazioni di quota ed al conseguente decreto sulle misure urgenti in materia di produzione lattiera approvato dal Consiglio del Ministri su proposta del Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, al momento ci limitiamo a sottolineare che in tale decreto ci sono luci e ombre che auspichiamo possano essere chiarite in sede di conversione parlamentare.

Il Decreto risolve sicuramente molte questioni quali il consolidamento della quota B tagliata, l’attribuzione di quota agli affittuari e l’istituzione di un fondo da destinare ai produttori che hanno acquistato quote nel corso degli anni, ma rimangono forti perplessità sui criteri individuati per la regolarizzazione delle multe pregresse.

Ora che il decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e ne è iniziato l'esame al Senato, la Coldiretti ha individuato le richieste di modifiche da sostenere in sede di conversione parlamentare.

Le richieste di Coldiretti Lombardia, frutto di un approfondimento del problema che ha coinvolto l’Organizzazione a tutti i livelli, seguendo lo schema del decreto sono prioritariamente mirate a fare in modo che:

1) sia evitato che vengano premiati i produttori che non sono titolari di quota;

2) sia garantita una reale parità di trattamento  nella assegnazione della quota anche per evitare discriminazioni vietate dal diritto comunitario, prioritando il recupero della quota B tagliata e il riconoscimento degli affitti di quota effettuati per rispettare la legge e coprire le produzioni realizzate eliminando la franchigia del 5%;

3) sia garantito il pagamento degli importi rateizzati anche in caso di variazione nell’intestazione di una azienda con quota;

4) sia garantita parità di trattamento tra i produttori debitori di importi esigibili inferiori a 25.000,00 Euro,  non ammessi alla rateizzazione, e i produttori  debitori di importi esigibili superiori;

5) sia garantita la deflazione del contenzioso, in analogia a quanto già previsto dal D.L. 49/2003 e s.m.i. e fatti salvi i procedimenti penali e contabili;

6) sia agevolata  l’effettiva riscossione del prelievo dovuto, mantenendo la modalità di riscossione vigenti.

7) sia agevolata  l’effettiva riscossione del prelievo dovuto, evitando l’indiscriminato versamento degli aiuti comunitari in pendenza della procedura di rateizzazione, anche nei confronti di coloro che non intendano beneficiare della rateizzazione.

8) sia stanziato concretamente un fondo perequativo a favore dei produttori che negli anni scorsi hanno aumentato la produzione mediante regolare acquisto di quote.