Inadeguate politiche povertà minori italiani, i più poveri in Ue
Osservatorio L.328/2000 propone piano contro povertà: 1.085 milioni di euro per l'integrazione dei redditi delle famiglie più disagiate con figli minori
ROMA – «Fino ad oggi le politiche per far fronte a situazioni di povertà crescente sono state inadeguate».
Lo ha sottolineato il segretario confederale della Cgil Morena Piccinini commentando i dati Istat sui minori in condizioni di povertà presentati oggi al CNEL, nell’ambito del convegno «Crisi economica, povertà ed esclusione sociale: la necessità di una piano nazionale», secondo i quali l'incidenza dei minori a basso reddito nel nostro Paese è del 25%, una quota pari a quella della Romania, e il più alto in Europa.
Rischi per i minori - «Oggi ancora di più – ha spiegato Piccinini, concludendo il dibattito dell’Osservatorio nazionale sulla legge 328/2000, promosso da Anci, Cgil, Cisl, Uil, Forum Terzo Settore, Legautonomie, Upi - in relazione alla crisi che fa aumentare drammaticamente il fenomeno occorrono interventi molto più organici, non episodici, integrati tra livello nazionale e locale. La povertà di famiglie con minori - ha detto – è un'emergenza che porta a ripercussioni gravi anche sui rischi di abbandono scolastico, lavoro minorile e del percorso di crescita dei bambini». Per questo, ha proseguito, un focus sulle famiglie con figli minori è oggi una priorità».
Piccinini ha poi concluso il suo intervento lanciando un appello affinché «i diversi soggetti che operano sul terreno della povertà si mettano in rete, per avere la possibilità di costruire una griglia visibile con percorsi trasparenti».
Integrazione dei redditi - La proposta emersa dal piano di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, che ha chiuso l’iniziativa, richiede per l’integrazione dei redditi delle famiglie più disagiate con figli minori, uno stanziamento di1.085 milioni di euro (assumendo la soglia di Isee a 6.000 euro) e 538 milioni di euro (con la soglia Isee a 5.000 euro).
Il Piano contro la povertà proposto si articola in più fasi. Innanzitutto, investire subito nuove risorse verso il sostegno al reddito e il potenziamento dei servizi e affrontare l'emergenza attraverso una misura rivolta in primis alle famiglie con figli minori, per allargare poi il sostegno economico alle famiglie con altre fragilità (numerose, anziane, con carichi assistenziali). Occorre, definire mezzi e strumenti per una politica di responsabilizzazione e di inclusione sociale e lavorativa dei beneficiari, per estendere quindi in una successiva fase la consistenza delle prestazioni e l'aumento delle risorse a tutta la platea delle persone in povertà ('Ris' - Reddito inclusione sociale). Inoltre, è necessario riordinare e coordinare la molteplicità dei diversi istituti esistenti di contrasto alla povertà. Per renderli più efficaci ed efficienti sul versante della spesa, ma anche attivare un sistema di monitoraggio di controllo e verifica, da articolare a livello nazionale, regionale e locale.
Le Organizzazioni promotrici hanno poi presentato un documento conclusivo nel quale, evidenziando l’aggravarsi della crisi, con i suoi effetti negativi sul piano dell’occupazione, e il conseguente impoverimento di tante famiglie, chiedono un incontro a Governo e Regioni per affrontare congiuntamente la situazione.
Dalle rilevazioni Istat, commentate nel corso del dibattito, mettendo a confronto i dati (2006 e 2007) relativi alla povertà nell'Ue, in generale, l'Italia emerge come il paese più diseguale e con la peggiore situazione dell'Europa dei 15, insieme a quella degli altri grandi paesi mediterranei.
Nella classifica europea dei minori poveri, dopo la Romania e l'Italia, seguono la Polonia e la Spagna (24%), la Grecia e il Regno Unito (23%). I paesi invece con l'incidenza più bassa di povertà tra i minori sono la Danimarca (10%), seguita da Finlandia e Slovenia (11%), da Svezia e Cipro (12%).
Il 28,4% delle famiglie italiane non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 600 euro. Si tratta del doppio delle famiglie svedesi e della metà di quelle polacche. Lo afferma l'Istat che oggi ha illustrato al CNEL alcuni dati sulla povertà (2006) confrontati con l'Europa.
L'Italia si colloca all'ottavo posto in questa drammatica classifica. La condizione migliore e' vissuta in Svezia (14,9%), Lussemburgo (18,1%), Portogallo (18,2%). Il nostro paese si colloca tra Austria (27,6%) e Regno Unito (28,7%). In generale,.più del 50% delle famiglie non puo' far fronte a una spesa imprevista in Slovacchia, Ungheria, Polonia, Lituania e Lettonia. Tuttavia, le famiglie italiane che dicono di essere in arretrato con il pagamento delle bollette sono solo il 9,4% (valore più basso nell'Ue a 15) e per il rimborso di prestiti da banche o finanziarie il 2,2% (anch'esso valore basso, il più alto con l'11,4% in Grecia e a Cipro).
Ma in Italia, il 6,2% delle famiglie non può permettersi di fare un pasto adeguato (carne o pesce) almeno una volta ogni due giorni; valore analogo a quello della Francia (6,7%). Le quote più basse si trovano ancora in Lussemburgo e Danimarca (2%) e quelle più alte in Slovacchia (38,1%) e Lettonia (35,6%). Le famiglie italiane che non possono permettersi di riscaldare adeguatamente l'abitazione sono il 10,4%: è il valore più alto tra i paesi dell'Europa a 15 (eccetto Grecia con il 13,6% e il Portogallo con il 41,6%). Il 38,7% delle famiglie italiane che vorrebbe fare una settimana di ferie l'anno non può permetterselo, è un valore molto distante da quello di Lussemburgo (10,5%), Danimarca (11,5%) e Svezia (15,2%) ma prossimo a quello della Spagna (38,3%) e della Francia (32,4%). Inoltre, il 7,3% delle famiglie italiane non può acquistare un pc (in Svezia e Danimarca sono il 3%) e il 3,8% un'auto.
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