Camusso (Cgil): piattaforma nostro riferimento, referendum è democrazia
“Poco riformista scelta prendere o lasciare”
ROMA – «Difficile sostenere, come fa Bonanni, che la Cgil abbia rinnegato la piattaforma unitaria. Basterebbe ricordare che quest’ultima chiedeva la valorizzazione del salario, l’inflazione reale e il recupero certo solo per limitarsi al primo punto». E’ quanto sostiene in una nota la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso, in riferimento alle affermazioni di oggi del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.
«Ci auguriamo che l’affermazione riportata dalle agenzie - continua - di una Cgil che avrebbe scelto una linea ‘antagonista’ sia un lapsus non freudiano sfuggito a Bonanni che, invece, conosce bene la profonda tradizione confederale della nostra organizzazione, ovvero quella di una Cgil che non si è mai confusa con pratiche che non ci sono mai appartenute né mai ci apparterranno».
Referendum - Quanto al referendum tra i lavoratori, ipotesi lanciata dalla Cgil sulla riforma del modello contrattuale, «è una pratica che unitariamente abbiamo più volte utilizzato - dice Camusso - anche in occasione di dissensi tra le organizzazioni: i metalmeccanici sono i primi testimoni di questa esperienza e della scelta che la Cgil ha sempre fatto di rispettare il voto dei lavoratori, anche quando era difforme alle sue opinioni». Al contrario, aggiunge, «ci pare una visione parziale della democrazia quella che permette il voto dei lavoratori solo se il suo esito è scontato».
Rappresentanza - «La piattaforma sindacale sulla riforma dei contratti - afferma la dirigente sindacale -, che resta per la Cgil il punto di riferimento, non a caso coniugava insieme rappresentanza e democrazia, come parti dello stesso tema. Immaginiamo che sia questo lo spirito con cui ci si appresta a discutere di rappresentanza: un tema a cui la Cgil non farà mancare il suo contributo ed il suo patrimonio di esperienza ed elaborazione. Come sempre non ci sottrarremo al confronto, come non lo abbiamo mai fatto in questi mesi». Infine, conclude Camusso, «suona paradossale sostenere che la Cgil si sia autoesclusa quando lo scorso 22 gennaio si è impedito di discutere e modificare testi che venivano presentati per la prima volta: poco riformista appare la strategia del prendere o lasciare».
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