Sulla fiducia al decreto anti-crisi è lite tra Fini e Berlusconi
Il Presidente della Camera replica duramente alle motivazioni illustrate dal ministro Vito. Berlusconi: «la fiducia era indispensabile»
Il governo pone la fiducia sul decreto anticrisi all' esame dell' aula di Montecitorio e innesca così un aspro confronto con Gianfranco Fini. Al presidente della Camera non sono piaciute le motivazioni del ministro dei rapporti con il Parlamento Vito che elogiando il lavoro fatto in commissione sul decreto stesso, spiegava il ricorso alla fiducia come un omaggio alla centralità del Parlamento.
Un Fini per niente lusingato ha ribattuto che la centralità del Parlamento e la sua funzione nel processo legislativo non si possono liquidare con un omaggio alla commissione salvo poi porre la questione di fiducia, che impedisce ai deputati di pronunciarsi in aula. A correggere il tiro è lo stesso premier che esplicita: abbiamo messo la fiducia perché ci sembrava indispensabile.
Controreplica dagli ambienti vicini al presidente della Camera: la fiducia posta dal Governo sul decreto anticrisi alla Camera era 'certamente' indispensabile ma non per le ragioni addotte dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, in aula bensì per 'problemi connessi al dibattito interno alla maggioranza'.
L'opposizione coglie l' occasione per notare che il governo in realtà non si fida della sua maggioranza, e ottiene che la fiducia si voti con il cosiddetto lodo Jotti che prevede la possibilità per l' opposizione di illustrare gli emendamenti. Si voterà domani a partire dalle 15.
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