21 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Si riapre il balletto del gas nel Caucaso

Botta e risposta tra Kiev e Mosca

L’Unione europea si riscopre così debole e vittima delle sue contraddizioni interne

Botta e risposta tra Kiev e Mosca sul gas destinato all’Europa. Perché il rischio è che come nel 2006 l’intera Europa occidentale si trovi con i rubinetti del gas chiusi. L’Unione europea si riscopre così debole e vittima delle sue contraddizioni interne. Sullo sfondo, l’ennesima contrapposizione tra il Cremino e l’ex Repubblica sovietica di Ucraina, oggetto delle attenzioni europee e transito obbligato dei gasdotti che dai giacimenti russi portano «l’oro blu» direttamente nelle nostre case.

Già una settimana fa il governo russo aveva avvertito i partner europei della possibilità di interruzioni della fornitura, specificando che la colpa di eventuali disagi sarebbe stata da attribuire all’Ucraina. L’ex Repubblica sovietica ha infatti un debito di circa 2,4 miliardi di dollari da saldare entro il 31 gennaio. Nel caso in cui il governo ucraino non saldasse completamente la quota dovuta, Gazprom e la Russia potrebbero chiudere gli approvvigionamenti per l’Ucraina, ricreando la situazione del 2006, quando gli ucraini si appropriarono lo stesso del gas russo prendendolo dalle forniture destinate al mercato europeo. Allora la Russia e Gazprom chiusero i rubinetti e l’Europa si ritrovò al freddo e costretta a ricorrere alle proprie riserve.

Quest’anno la situazione appare però meno grave. Molti governi europei si sono infatti organizzati per rispondere ad un’eventuale mancanza di gas. Come sottolineato dal portavoce della Commissione europea Ferran Tarradellas, le riserve di gas dell'Unione europea e della stessa Ucraina sono molto alte, tali da evitare disagi ai consumatori. Una situazione che non ha però impedito di scatenare una nuova polemica.

Viktor Zubkov, vicepremier russo e presidente di Gazprom, ha voluto lo stesso rassicurare ed avvertire i partner europei.«Desidero assicurare che Gazprom svolgerà in pieno, come al solito, i suoi obblighi contrattuali a clienti europei» scrive Zubkov in una lettera indirizzato alla leadership dell'Unione europea e ai Primi Ministri dei Paesi membri dell'UE, ricordando che «vi è un accordo a lungo termine sul transito del gas attraverso il territorio ucraino, in base al quale l'adempimento dei suoi obblighi di transito non ha legami rispetto alle forniture di gas per i consumatori ucraini. Tuttavia non si può escludere che l'attuale posizione del lato ucraino potrebbe pregiudicare il transito di gas naturale attraverso il suo territorio e potrebbe spezzare la stabilità delle forniture di gas verso l'Europa».

Da parte ucraina, la risposta non si è fatta attendere. Sottrarre nuovamente gas ai paesi europei, sarebbe infatti un duro colpo alle speranze di avvicinamento di Kiev verso l’Unione che, nonostante dipenda dalla Russia per l’80% delle forniture di «oro blu», rappresenta comunque il più grande mercato del mondo. Entrare nell’Unione assicurerebbe inoltre a Kiev una maggiore tutela rispetto alle ingerenze del Cremino e per questo il vicecapo della presidenza ucraina, Oleksandr Shlapak, si è affrettato a rassicurare i paesi europei. «L'Ucraina non ruberà metano a nessuno nel 2009».

Intanto l’Europa cerca di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento del gas per emanciparsi dalla diretta dipendenza russ, non senza poche difficoltà. Va avanti il progetto Nabucco, una condotta trans-europea della lunghezza di 3000 chilometri circa, voluta anche dagli Stati Uniti, che dovrebbe innestarsi sulla dorsale Baku-Tbilisi-Erzurum (Sud Caucaso), passando per Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria. In Nabucco dovrebbero riversare gas le compagnie di Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan, nonché di Siria, Egitto, Iran e Iraq.

Tuttavia la Russia non ha interesse a perdere l’egemonia nel mercato europeo. A fine maggio il presidente russo Medvedev, ex presidente di Gazprom, si è recato in Kazakistan, ricordando ai tre paesi della CSI che il loro commercio di gas è vincolato da un accordo con la Russia e proprio oggi è stato siglato un accordo valido fino al 2020 tra Mosca, il governo turkmeno e quello kazako, che aumenta la presa russa sulle ricchissime riserve del Turkmenistan.

Sempre oggi la compagnia petrolifera austriaca Omv e il gruppo elettrico tedesco Rwe, due dei sei soci impegnati in Nabucco, hanno annunciato l'acquisizione della compagnia Caspian Energy Company (Cec), che ha il compito di studiare e realizzare il trasporto del gas dalla regione del Caspio verso l'Europa. In questo progetto non rientra però l’Eni, che continua la sua collaborazione con Gazprom, iniziata nel 2006 con l’accordo voluto dall’allora ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani. L’accordo prevede la costruzione di un gasdotto che dalla Russia dovrebbe giungere direttamente in Italia. Si tratta dello «South Stream», un progetto che seppur alternativo a Nabucco rientra nella strategia europea di diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Il South Stream porterà dalla Russia all'Unione Europea 30 miliardi di metri cubi di gas all'anno

ev